Non ho mai incontrato Grillo in vita mia, se non 40 anni fa, lui sul palco e io spettatore di un suo spettacolo. Né ho mai partecipato all’ideazione o alla stesura di qualsivoglia emendamento alla legge elettorale che punti a estromettere Berlusconi dalla vita politica”. Il magistrato di Cassazione Piercamillo Davigo, ex presidente dell’Anm, in una intervista al Corriere della Sera, è intervenuto direttamente per smentire i retroscena pubblicati da il Giornale domenica scorsa su presunti vertici segreti tra l’ex pm e i 5 stelle dietro la proposta di modifica alla legge elettorale per escludere l’ex Cavaliere dalla vita politica. E ha annunciato di aver dato mandato al suo avvocato di sporgere querela contro il direttore Alessandro Sallusti. Già ieri l’incontro tra Davigo e i grillini era stato smentito da altri appartenenti di Autonomia e indipendenza, senza dimenticare il fatto che nessuna regola vieta a un leader di corrente della magistratura di discutere con un politico di eventuali riforme penali. “Lunedì ho chiamato il mio avvocato”, ha detto al Corriere Davigo, “per raccomandare di sbrigarsi a presentare la denuncia, senza aspettare come suo solito la scadenza dei novanta giorni di tempo, perché tra tante diffamazioni questa mi dà molto fastidio”.

Questa, ha continuato il magistrato, “è anche la smentita attesa dal collega Claudio Galoppi“. Il riferimento è al consigliere del Csm che, in un’intervista al Foglio ieri intitolata “Bordata del Csm contro Davigo”, aveva evocato “conseguenze” se non fosse arrivato un chiarimento sull’episodio riportato da il Giornale. Galoppi poi, sempre parlando al Foglio, ha anche detto di essere allibito “se Davigo avesse affermato che chi non rifiuta la prescrizione dovrebbe vergognarsi” perché sarebbe una “valutazione morale”. “Replico”, ha dichiarato sempre al Corriere Davigo, “che io non stavo parlando della prescrizione in generale né delle scelte processuali di un cittadino comune, ma del caso specifico dell’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, cioè di una persona che ha svolto ruoli amministrativi. E non ho fatto valutazioni morali, bensì ho citato e interpretato l’articolo 54 della Costituzione, secondo il quale ‘i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore’. Non mi pare che chi evita una condanna grazie alla prescrizione possa rivendicare di aver svolto il suo compito con onore”. Davigo ha quindi respinto ogni ipotesi di carriera politica: “Sono 25 anni che rispondo che non mi interessa, e che non farò mai politica. E lo ribadisco, di più non posso fare”. Non ha invece risposto alla domanda sulla sua eventuale candidatura al Csm, la cui elezione è prevista per l’anno prossimo: “A questa domanda non rispondo”. “Significa che potrebbe farlo”, ribatte il Corriere. “Significa che non rispondo”.

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