Alternativa popolare? Sentir definire coerente buona parte degli esponenti del partito di Alfano mi risulta faticoso da accettare. Quando penso a uno coerente, mi viene in mente Ingrao, non certo Cicchitto o un partito che esce da Forza Italia e che poi va con Renzi”. Così a Otto e Mezzo (La7) il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, si esprime su Alternativa Popolare, in un confronto con Maurizio Lupi, capogruppo del partito alfaniano alla Camera dei deputati, e con l’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli. Quest’ultimo stigmatizza certa incoerenza di alcuni giornalisti nella valutazione della strategia politica di Ap: “Quando salvarono il governo, perché Berlusconi andò all’opposizione dopo la condanna, noi opinionisti eravamo tutti lì, alcuni col violino, altri con la cetra, altri ancora con la lira”. “Alla fine del 2013 il violino e la cetra li avevo magari se sentivo i Pink Floyd e Springsteen. Per Alfano no”, replica Scanzi, che si pronuncia anche sull’affossamento dello Ius Soli: “E’ sicuramente una delle poche vittorie di Ap. Ma anche il Pd a un certo punto non ha accelerato troppo perché esiste una cosa chiamata “sondaggi”. E secondo i sondaggi, se si approvava lo Ius Soli, si rischiava di perdere uno o due punti”. Nel finale, la firma del Fatto lancia una sfida al deputato di Ap: “Nel maggio del 2014 eravamo in questo studio e io le dissi che sareste arrivati al massimo al 5%. Lei mi rispose che mi sbagliavo e che avreste raggiunto l’8%. Avete preso il 4%”. “Il 4,4%”, puntualizza Lupi. “Sì, ma grazie all’Udc in discesa” – ribatte Scanzi – “altrimenti non passavate il 4. La mia previsione è che farete fatica a superare il 3-4%. Ci rivediamo l’anno prossimo e mi dirà se avevo ragione oppure no”

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