C’è Riccardo Pellegrino, che andava in giro con i figli dei boss latitanti e si diceva orgoglioso di vivere nei quartieri dei clan, e Lorenzo Leone, fratello di quello che era considerato un punto di riferimento della famiglia Santapaola. A poche ore dall’annuncio della commissione parlamentare Antimafia, che monitorerà le liste dei candidati per le regionali in Sicilia, è proprio un aspirante governatore – e vicepresidente della stessa commissione – a passare ai raggi X le formazioni degli avversari. In mattinata, infatti, Claudio Fava ha convocato una conferenza stampa all’Assemblea regionale siciliana, per “raccontare carte alla mano che Cosa nostra ha i suoi candidati”. “Sono preoccupato  dal fatto che Cosa Nostra abbia i propri referenti sicuramente nelle liste di questa campagna elettorale e probabilmente anche nelle istituzioni. Questa è una cosa gravissima”, ha esordito dunque il candidato dei bersaniani di Mdp e di Sinistra Italiana.

Il limite ultimo per il deposito delle liste, per la verità, è fissato per venerdì 6 ottobre alle ore 16. I rumors, però, hanno ovviamente già fatto filtrare più di un nome sugli aspiranti consiglieri regionali. A Catania, per esempio, Forza Italia dovrebbe candidare Riccardo Pellegrino, consigliere comunale e fratello di un imputato per mafia. “Se sono vere le indiscrezioni dell’ultima ora c’è un candidato nella lista di Forza Italia a Catania che sostiene Musumeci i cui profili di rischio sono alti: si tratta di Riccardo Pellegrino, fratello di Gaetano Pellegrino ‘u funciutu, considerato punto di riferimento del clan dei Carcagnusi“, ha detto Fava, ricostruendo alcune vicende che riguardano lo stesso esponente di Forza Italia.

Come quando, nel 2014, si presentò nella redazione catanese di livesicilia.it accompagnando Carmelo Mazzei, figlio del boss latitante Nuccio Mazzei. “‘Disse: io sono il figlio del signor Mazzei di cui parlate sul giornale, del latitante – ha raccontato Fava – Dall’intercettazione ambientale su quell’incontro, disposta dai magistrati, si apprende che Riccardo Pellegrino è “orgoglioso” di vivere nel quartiere catanese di San Cristoforo, regno del clan Santapaola, ma si lamenta perché adesso ci sarebbe solo la piccola criminalità mentre se in campo ci fossero state persone di spessore, mafiosi, tutto questo manicomio non c’era”. Fava ha anche ricordato “un’indagine a carico del Pellegrino di cui parla diffusamente un collaboratore di giustizia, spiegando che il consigliere di Forza Italia ricevette alle elezioni comunali di Catania il convinto sostegno di uomini legati a Cosa Nostra e al clan dei Carcagnusi”.

Su Pellegrino, nelle scorse settimane, Musumeci aveva lanciato un appello alla “sensibilità” di Forza Italia. “Che il signor Pellegrino possa impunemente essere candidato all’Ars, nonostante legami familiari e appoggi elettorali-mafiosi, è irricevibile– ha detto Fava – E ci stupisce che nello Musumeci, che segnalò la vicenda alla Commissione antimafia nazionale quasi due anni fa adesso subisca l’oltraggio di questa candidatura. Al suo posto io avrei detto: o Pellegrino o me”.

L’aspirante governatore dei bersaniani, però, non ha citato solo aspiranti consiglieri regionali candidati con Nello Musumeci. Anche nelle liste in sostegno di Fabrizio Micari, infatti, ci sarebbe qualche ombra.”Un altro candidato che ci preoccupa – ha detto sempre Fava – è Luca Sammartino, candidato nelle liste a sostegno di Micari a Catania. A fare la campagna a suo favore è Lorenzo Leone, presidente della municipalità LibrinoSan Giorgio, fratello di Gaetano Leone, condannato definitivamente per associazione mafiosa e per estorsioni e considerato punto di riferimento del clan Santapaola”.  “Leone – sottolinea Fava – oggi sta conducendo la campagna elettorale per il candidato Luca Sammartino del Pd, nello stesso territorio in cui, secondo la magistratura, è stata accertata l’appartenenza territoriale del fratello Gaetano al Clan Santapaola”.

Sammartino, però, ha replicato alle accuse di Fava annunciando querela. “Ho dato immediato mandato al mio legale di querelare Claudio Fava per le affermazioni false e ingiuriose che ha reso oggi alla stampa delle quali ho appena appreso dai resoconti delle agenzie e dei giornali on line. L’ho querelato perché non gli permetto di ingiuriarmi con affermazioni tanto gravi quanto false accusandomi, addirittura, di essere un referente di Cosa nostra. L’ho querelato perché la sua affermazione non è solo falsa ma addirittura artefatta allo scopo di introdurre nella polemica politica elementi che non hanno attinenza con la realtà dei fatti tesi solo a creare confusione e infamare l’avversario.

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