Un appalto riuscito e uno tentato senza successo. Un ex calciatore di serie A che fa da intermediario, un politico di provincia di medio/lungo corso – con attuale delega alla Trasparenza per il consiglio della Città metropolitana di Cagliari – e lui, l’ingegnere da Desulo, considerato ‘la mente’. In mezzo ‘corruzione’ – ai danni di un ente pubblico – e la spartizione ‘provata’ di una tangente da 90mila euro (prima tranche) su un progetto sull’energia rinnovabile nel Nuorese da 9,5 milioni di euro. Agli arresti domiciliari sono finiti in cinque tra Sardegna e Emilia Romagna, nel fronte oltre Tirreno con due funzionari di Modena e Forlì rispettivamente del Consorzio e dalla coop che si sono’aggiudicate’ i lavori con un punteggio falsato secondo l’ordinanza firmata dal gip Giuseppe Pintori. Ieri il blitz della Finanza per conto della Procura di Oristano – e Cagliari – già titolare dell’inchiesta La Squadra, poi ribattezzata dai media Sindacopoli che ha scosso la politica sarda per il giro di appalti pilotati nei paesi da nord a sud. A fine mese si aspetta la decisione sulle richieste di 44 rinvii a giudizio. E intanto spuntano gli altri nomi.

Gli arresti ‘eccellenti’ e quella delega alla Trasparenza
Ieri sono finiti ai domiciliari Davide Galantuomo, 56 anni, per il suo ruolo di ex amministratore unico dell’Enas (e prima ancora commissario straordinario) per volere dell’allora presidente della Regione Ugo Cappellacci: all’Ente acque Sardegna era stato affidato l’appalto con fondi europei. Un politico noto per i mandati da ex sindaco di Quartu Sant’Elena, terza città dell’Isola alle porte di Cagliari, con una carriera negli enti che gestiscono l’acqua. Nonché – attualmente – ancora consigliere comunale di Quartu e – su nomina del sindaco Massimo Zedda – consigliere con delega alla Trasparenza per la Città metropolitana di Cagliari (che unisce 17 Comuni). Un ruolo di garanzia, appunto, ora a rischio affidato all’opposizione. Galantuomo infatti ha un lungo curriculum: nato come Forza Italia negli anni Novanta, ha attraversato consigli provinciali, sfiorato l’elezioni in consiglio regionale passando negli anni duemila dall’Udc al Movimento per le autonomie fino al suo avvicinamento al partito di Casini, Centristi per l’Europa. Ora, perderà entrambe le cariche.

L’ex portiere di serie A diventato intermediario tra l’Isola e il ‘continente’
L’ex calciatore Renato Copparoni – già portiere del Torino e del Cagliari – noto per aver parato un rigore  a Maradona, era un dipendente della Cpl Concordia – in questo caso aveva un ruolo da intermediario tra il fronte sardo e quelle delle coop emiliane. Le stesse che poi si sarebbero aggiudicate i lavori dietro pagamento tangente e grazie alla falsificazione di un punteggio: il Consorzio cooperative e costruzioni di Bologna, rappresentato da Gianni Lolli, e la consorziata coop Ceif socia aderente al Consorzio,di Forlì, rappresentata da Betti. Anche loro ai domiciliari. Dalle intercettazioni – ampiamente utilizzate nell’indagine – emerge come Copparoni fosse stato quasi ‘emarginato’ da Galantuomo e Pinna per via delle sue richieste insistenti, soprattutto in relazione alle percentuali accordate e poi ‘dimenticate’. Numerosi gli incontri, le telefonate, le pressioni e infine la soluzione da abile mediatore trovata da Pinna e il rinvio della spartizione dei soldi dopo il bonifico arrivato alla Essepi dell’ingegnere dagli emiliani. La tangente arriva alla sua società con un bonifico dall’Emilia-Romagna grazie a una fattura falsa per una strada mai realizzata in Trentino (circonvallazione Pinzolo, Madonna di Campiglio) per cui l’Essepi non avrebbe mai partecipato nemmeno al bando. Pressioni per la divisione dei soldi e delle percentuali si rincorrono nelle intercettazioni utilizzate ampiamente nell’inchiesta. L’intermediario Copparoni scalpita – riceverà la quota più bassa pari a 15mila euro – e chiede continue rassicurazioni ne parlano Galantuomo (a lui 20mila) e lo stesso Pinna. Al punto che è quasi deciso che fosse “fuori dal prossimo giro”. Di lui dice Galantuomo in relazione alla sua ex carriera: “Questi a furia di prendere pallonate sono rincoglioniti”. Il suo ruolo – e giudizio – emerge come fondamentale dall’ordinanza. Lo stesso Pinna in un passaggio parla di Galantuomo come uomo da caldeggiare a un suo conoscente, colloquio avvenuto in auto nel parcheggio di un aeroporto. In prospettiva – spiega all’interlocutore – ci sono appalti più interessanti dello ente regionale da 50 milioni di euro.

Il gip: “Indizi gravi e spregiudicatezza”
Doveri pubblici – da amministratore – e interessi privati anche per cifre considerate poco pesanti (95mila euro da dividere in tre, la prima tranche di una tangente da 135mila mai completamente riscossa) sembrano all’accusa sbilanciati. Così scrive il gip: “Emerge chiaramente nel caso in esame lo sviamento dei pubblici poteri e la finalità di profitto privato che spinge i pubblici amministratori alla violazione dei propri doveri e delle complesse norme sugli appalti pubblici”. Secondo il giudice, “il profitto conseguito dal Galantuomo e dal Copparoni, attraverso la compiacente intermediazione del Pinna, è di notevole valore, pari alla spregiudicatezza dimostrata nella vicenda. Altrettanto riprovevole è il comportamento dei due rappresentanti delle imprese appaltatrici, anch’essi spregiudicati nel cercare di ottenere il massimo del profitto dalle procedure di appalti alle quali partecipavano le due cooperative”.

Il deus ex machina degli appalti sardi: l’ingegnere da Desulo
Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che la complessa indagine fa emergere il ruolo di Pinna come ‘gestore degli appalti’ con una fitta rete di contatti importanti. Pinna – si legge – ‘ riusciva a influenzare l’esito degli appalti attraverso metodi illegali quali la collusione con i soggetti designati alla predisposizione dei bandi di gara come amministratori pubblici o responsabili dei servizi tecnici comunali” e ancora con la presenza ‘falsa’ di altri soggetti dell’entourage che poi si ritirano. O, infine – ed era questa la strada scelta con “l’inserimento di una clausola denominata ‘proposta migliorativa’”. Di fatto si dava al concorrente scelto una punteggio sproporzionato e arbitrario come sarebbe successo anche in questo caso sul fronte tecnico e innovativo rispetto a quello economico. “Un sistema legale – si legge ancora – piegato a finalità illecite”. Nonostante le liti e le frizioni per la spartizione della prima tranche i contatti con Copparoni restano anche se la seconda parte prevista e di cui i protagonisti parlano di continuo non arriverà mai. Semplicemente perché il progetto subisce un arresto per alcune autorizzazioni e lo stesso Galantuomo nel 2014 non sarà confermato nel suo ruolo guida dell’Ente dalla giunta di centrosinistra di Francesco Pigliaru. Sarà comunque sua premura – di Galantuomo – attivarsi presso suoi contatti “fiduciari”. Da qui ancora rallentamenti fino gli arresti di Sindacopoli, è l’aprile 2016. In mezzo ancora incontri, viaggi, telefonate e interessamenti: in sostanza un lavoro parallelo e decisamente impegnativo. Insomma, ancora una volta emerge il sistema e la fitta rete di influenze che porta al tentativo (non riuscito) di pilotare un altro appalto da sette milioni di euro, il recupero funzionale del mulino Guiso Gallisai a Nuoro.

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