Considerato che una vettura elettrica su quattro al mondo è marchiata Nissan, quello con la nuova Leaf era un appuntamento che il marchio di Yokohama non poteva sbagliare: la seconda generazione della EV giapponese, fresca di presentazione, è ormai pronta ad arrivare nelle concessionarie italiane con prezzi a partire da 37.490 euro. Non pochi, certo, ma nemmeno troppi in più di quelli che servono per portarsi a casa una compatta di pari categoria e potenza (150 CV) con motore a gasolio.

Il costruttore ha lavorato in particolare sull’autonomia dell’auto, ora più in linea con le “esigenze psicologiche” dell’utenza media: grazie al nuovo pacco batterie da 40 kWh (+10 kWh), il raggio di azione è pari a 378 km nel ciclo di omologazione Nedc, un bel passo avanti rispetto al modello precedente fermo a 250 km. E per fine 2018/inizio 2019 è atteso l’arrivo della Leaf E-Plus, versione “extended range” con batteria ancora più performante e autonomia maggiorata (e, ovviamente, prezzo più salato).

Progettando la nuova Leaf i tecnici Nissan hanno studiato una gestione più intelligente dell’energia, legata al concetto di “smart grid”: in pratica l’auto può scambiare l’elettricità immagazzinata nelle sue batterie con la casa o con la rete elettrica a seconda delle necessità. Allo stesso modo l’elettricità prodotta dai pannelli solari installati sul tetto dell’abitazione può essere utilizzata per gli elettrodomestici o per il battery-pack della Leaf.

Un concetto teorizzato pure da Tesla, alle prese con la transizione da costruttore di vetture ad azienda fornitrice di soluzioni per l’energia sostenibile (fra cui i pannelli solari) e gratuita. Anzi, secondo le stime di Nissan, la produzione “casalinga” di elettricità da vendere alla rete pubblica potrebbe generare un introito medio annuo di circa 400 euro.

Nissan pronostica che questo sistema di gestione e accumulo dell’energia, denominato “xStorage”, potrebbe entrare in 5 mila case entro il prossimo marzo e in 100 mila entro la fine del 2020. Peraltro questo accumulatore da parete è costruito sfruttando vecchie batterie precedentemente in forza a veicoli elettrici e si può anche collegare alla sola rete elettrica: in quest’ultimo caso l’energia viene immagazzinata nelle fasce orarie in cui costa meno e decade il discorso della rivendibilità energetica da fonti pulite.

E se da un lato la Leaf combatte l’ansia di rimanere “a secco”, dall’altro Nissan vuole vincere un’altra fobia: quella della rete di ricarica non capillare. Per questo nei prossimi 18 mesi la marca espanderà del 20% il numero delle sue colonnine di rifornimento rapido, aggiungendo 1.000 nuove unità alle 4.600 già disponibili in Europa (e costati a Nissan 50 milioni di euro). Con questa mossa il brand spera di aiutare le vendite della Leaf e incrementare la fiducia del pubblico nella mobilità a emissioni zero.

Veniamo al tasto dolente: i tempi di ricarica. Con una fonte di corrente domestica da 3 kW, servono 16 ore per fare il pieno. Tuttavia nel 2018 Nissan inizierà a vendere un charger da 7 kW, buono per “togliersi il pensiero” in 5 ore e mezza e presto ci sarà anche un caricatore da ben 22 kW – studiato prevalentemente per flotte e aziende ma disponibile anche per i privati – che sarà capace di ripristinare la batterie in appena 2 ore. Ma i prezzi sono ancora da definirsi.

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