Uno sciopero della fame per attirare l’attenzione di media e politica sulla legge che rischia di non vedere mai la luce. Decine di docenti in tutta Italia hanno deciso di organizzare per il 3 ottobre una giornata di protesta per ribadire il loro appoggio al ddl Ius soli che riforma le modalità per ottenere la cittadinanza. “Il motivo è molto semplice”, ha dichiarato il docente di Ferrara Franco Lorenzoni nel suo appello rilanciato da Repubblica, “ho in classe alcuni bambini stranieri che, secondo la legge attualmente in vigore, non hanno e non avranno mai la cittadinanza italiana. Questo mi sembra così ingiusto da mettere in discussione alla radice il mio lavoro”. I professori hanno anche lanciato una petizione che è possibile firmare online, mentre su Twitter è partita la campagna #insegnantiperlacittadinanza. 

La legge sullo Ius soli giace al Senato dove attende il via libero definitivo che, stando alle ultime dichiarazioni, non ci sarà mai. Ad affossarla definitivamente sono stati i parlamentari di Area popolare, Angelino Alfano in prima fila, ma anche le debolezze di una parte del Pd al governo. Mentre a parole tutti i dem si dicono decisi a fare il possibile per trovare una soluzione, è stata la stessa sottosegretaria Maria Elena Boschi a dichiarare pubblicamente solo qualche giorno fa che “non ci sono i numeri in questa legislatura”.

A far tornare qualche speranza è stato il presidente del Senato Pietro Grasso che, solo qualche giorno fa, ha criticato il fatto che i parlamentari si siano arresti di fronte a una legge che ritengono giusta. Oggi è stato il turno della presidente della Camera Laura Boldrini: “Auspico”, ha detto, “che noi si possa entro questa legislatura approvare la legge sulla cittadinanza”. Si tratta, ha detto, di “una legge che ha molte condizioni, all’interno delle quali si sviluppa la cittadinanza. Non farlo sarebbe un errore”, la manifestazione di “una subalternità politica, deluderebbe tanti giovani, non rispetterebbe il lavoro delle associazioni laiche e cattoliche. Significherebbe fare la cosa sbagliata”. Proprio in queste ore, a ribadire la loro contrarietà al provvedimento, sono stati i 5 stelle (per Luigi Di Maio deve prima essere discusso a livello europeo) e la Lega Nord.

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