Siede già (informalmente) ai tavoli delle trattative, partecipa agli incontri con i vertici e le parti politiche, presenta proposte, supporta i lavoratori nelle singole vertenze e organizza pure gli scioperi. E a breve potrebbe arrivare anche il passo formale, fatto di doveri ma anche di “diritti”, questi ultimi definiti già da qualcuno come dei “privilegi”. In un’Atac ammessa da pochi giorni al concordato preventivo in continuità, è iniziato con una lettera ufficiale l’iter per la richiesta del riconoscimento istituzionale dell’undicesima sigla sindacale, il primo nella storia “di area pentastellata” (anche se i vertici tendono a smentire questo legame politico).

Succede nella municipalizzata dei trasporti di Roma Capitale, ma rappresenta un primato su tutto il territorio nazionale. Il sindacato si chiama Cambia-Menti M410 – dal titolo di una canzone di Vasco Rossi e dalla data di una delle prime manifestazioni – fondato nel 2013 dalla ex ‘pasionaria’ del settore trasporti Micaela Quintavalle, in contrasto con i “progetti di privatizzazione del Governo” e con “la collusione dei sindacati tradizionali con il potere politico”, tanto da collezionare adesioni e simpatie specie fra autisti e macchinisti. Proprio come accaduto anni prima con il M5S, da movimento dal basso, dopo 4 anni di “gavetta”, ora Cambia-Menti tenta il grande salto per il riconoscimento istituzionale nella più grande azienda di tpl d’Italia.

LE SIMPATIE PENTASTELLATE E “LOMBARDIANE”– “Smentiamo categoricamente legami con qualsiasi forza politica”, spiega a IlFattoQuotidiano.it il segretario di Roma e Lazio, Alessandro Scarpa. Eppure le “simpatie” per il Movimento da parte dei vertici di Cambia-Menti non sono mai state nascoste. Nel 2016, la fondatrice Quintavalle ha partecipato diverse volte a scioperi e sit-in sfoggiando gadget del M5S e, in un audio spedito tramite whatsapp agli associati, nel marzo 2016, consigliava “a titolo personale” – in vista delle imminenti elezioni comunali – di “mettere la croce sul simbolo del MoVimento” e di “indicare il nome di Marcello De Vito”, quest’ultimo risultato poi il consigliere più votato.

Proprio De Vito, insieme ai colleghi Sara Seccia e Paolo Ferrara (tutti e tre vicini all’area della deputata e candidata alle regionarie del Lazio, Roberta Lombardi), ha presentato in Assemblea Capitolina un ordine del giorno contenente una richiesta di impegno per la sindaca, Virginia Raggi, “a verificare se sussistano i requisitivi per avviare trattative sindacali tra Atac e l’organizzazione Cambi-Menti M410”. “Ma la mozione purtroppo è stata ritirata, continuiamo comunque con l’iter interno all’azienda”, spiega ancora il segretario Scarpa: decisione che le cronache locali addebitano a un veto imposto dal presidente della commissione Trasporti, Enrico Stefano, anche lui in grado di attingere consensi fra i dipendenti della municipalizzata.

In effetti, negli ultimi mesi Cambia-Menti – come d’altronde i consiglieri “lombardiani” – si è dimostrata critica nei confronti della gestione Raggi-Meleo, anche se allo stesso tempo collaborativa rispetto alla scelta (contestata da altre sigle di base) di ricorrere al concordato preventivo. “A dicembre scorso – aggiunge Scarpa – contavamo quasi 500 iscritti, molti di più di quanti ne annoverino sigle storiche come Usb, Fast o Ugl, mentre il nostro ultimo sciopero in solitaria ha ottenuto il 95% di adesioni. In realtà, non ci spieghiamo perché questo riconoscimento non sia avvenuto prima, visto che ad oggi siamo degli interlocutori dell’azienda al cento per cento”.

L’ETICA E LA SOSTENIBILITA’ DELLE “AGIBILITA’” SINDACALI – Da più parti, tuttavia, si pone l’accento sul “costo” che l’arrivo dell’undicesima sigla in Atac comporterebbe in un momento da “vita o morte” per la municipalizzata. Attualmente, infatti, Atac riconosce complessivamente a ogni organizzazione sindacale 3 giornate al mese per 11 mesi l’anno alle Rsu; permessi giornalieri fino a un massimo di 11 mesi l’anno alle cosiddette Scua; 40 ore annue alle Rls (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) e un monte ore per distacchi nelle segreterie – eventualmente anche fissi – da concordare direttamente con l’azienda.

Secondo un recente rapporto della direzione Audit di Atac, nel 2016 l’azienda ha concesso complessivamente 131.000 ore di permessi sindacali, che corrispondono a circa 82 risorse a tempo pieno, il cui costo annuo totale e’ stato stimato in 3.772.000 euro, tutto ovviamente sopportato dalle casse societarie. “Agibilità” a cui anche Cambia-Menti, per legge, potrebbe accedere in caso di riconoscimento. “Noi siamo coerenti – ci spiega ancora Alessandro Scarpa – siamo stati i primi a combattere i distacchi fissi e non siamo intenzionati a usufruirne. Tuttavia, per svolgere l’attività sindacale è fondamentale poter accedere a dei diritti riconosciuti da tutti e non stare appesi al giorno di ferie o all’ora di permesso, che restano a discrezione del capo-area. Fra questi diritti ci sono, ad esempio, anche quelli di avere una postazione nel luogo di lavoro e una bacheca dove appendere le comunicazioni. E’ per questo che stiamo lottando”.

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