Suo padre era un rapinatore di banche che nel 1969 finì addirittura nella lista degli Fbi Most Wanted: riuscì ad evadere dalla prigione federale del Texas mentre scontava una pena a 20 anni di carcere. Lui invece a 64 anni sembrava avviato verso una tranquillissima pensione. Almeno fino a oggi. Stephen Paddock, infatti, aveva progettato di trascorrere una vecchiaia serena in una piccola comunità ai margini del deserto, dove aveva comprato casa nel 2015. Una località a solo un’ora di macchina da Las Vegas, dove  ieri notte Paddock ha compiuto la più grande sparatoria nella storia recente degli Stati Uniti: ha aperto il fuoco da una stanza al 32esimo piano del Mandalay Bay Resort and Casino, uccidendo almeno 58 persone e ferendone più di 500. Una vera e propria strage compiuta con un “grilletto a manovella” – facilmente acquistabile online – che permette di aumentare il numero di colpi esplosi fino a circa 700 colpi al minuto.Poi, prima dell’arrivo della polizia, si è suicidato e nella stanza dell’albergo è stato ritrovato un piccolo arsenale con almeno 19 fucili e centinaia di munizioni.

Un atto estremo per quello che fino a oggi sembrava essere un tranquillissimo sessantenne. I documenti degli archivi di Stato che riguardano Paddock  raccontano di una esistenza itinerante attraverso tutto l’ovest degli Stati Uniti: un periodo trascorso sulla costa della California, alcuni anni in Nevada e altri in Texas, dove aveva ottenuto una licenza di caccia. A suo nome risultano anche una licenza di pilota e un aereo monomotore. L’uomo aveva iniziato a lavorare negli anni ottanta alla Lockheed Martin come revisore dei conti, ma poi dopo tre anni aveva lasciato il lavoro per gestire dei complessi di appartamenti che possedeva insieme alla madre in diversi stati. Sposato in giovane età, aveva divorziato 27 anni fa. Nel 2015 uomo aveva comprato una casa a due piani in cambio di 369mila dollari in un quartiere residenziale per pensionati a Mesquite, una cittadina nel deserto a cavallo del confine tra Arizona e Nevada, frequentata soprattutto da golfisti e giocatori d’azzardo.

L’Isis nel rivendicare l’attacco, lo descrive come un musulmano da alcuni mesi ma si tratta di una rivendicazione che non trova alcune conferma, anzi che viene smentita da fonti dell’amministrazione Usa e dall’Fbi. Oltre che dalla sua famiglia. “Non aveva affiliazioni religiose da quello che sappiamo. Era solo un uomo a cui piaceva il video poker, che mangiava Taco Bell e periodicamente andava in crociera”, ha detto Eric Paddock, il fratello del killer che ha detto di non avere alcuna idea sul motivo alla base del folle gesto compiuto da Stephen. Intervistato dall’Orlando Sentinel, l’uomo ha raccontato di aver aiutato il fratello a lasciare “l’umidità della Florida” due anni fa per spostarsi in Nevada, dove avrebbe potuto “giocare di più ai video poker“. Paddock ha detto di aver sentito il fratello per l’ultima volta due settimane fa, con uno scambio di messaggi a proposito delle interruzioni di corrente dopo l’uragano Irma. Sempre il fratello dell’assassino ha raccontato del passato di suo padre, rimasto per otto anni nella lista dei maggiori ricercati del Paese: nel 1978, però, quando l’agenzia federale aveva perso le speranze di trovarlo e l’aveva tolto dalla lista fu catturato fuori da un sala di bingo dell’Oregon. Paddock senior era stato diagnosticato come “psicopatico” ed aveva possibili “tendenze suicide“.

Un ex vicino di casa di Paddock junior, invece, ha assicurato che il killer era un uomo “amichevole”, che si presentava come “un giocatore professionista” e una volta gli aveva mostrato la foto di un jackpot alle slot machine da 20mila dollari. Paddock non aveva alcun precedente penale se non per un’infrazione del codice della strada. Era registrato come single all’anagrafe, ma la polizia ha reso noto che viveva con una donna, Marilou Danley, che sui social network si definisce “professionista dei casino”, oltre che madre e nonna. Al momento della sparatoria la donna stava viaggiando all’estero e la polizia ritiene che non abbia alcuna connessione con l’attacco.

 

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