Gli Stati Uniti hanno ordinato al 60% dello staff dell’ambasciata americana all’Avana di lasciare la sede di rappresentanza, in seguito ad “attacchi acustici” contro i propri diplomatici a Cuba. Secondo le fonti ufficiali americane citate dalla Associated Press, gli Usa hanno deciso di lasciare sull’isola soltanto il “personale di emergenza”. Inoltre la Casa Bianca ha interrotto, a scadenza indefinita, il rilascio di visti a Cuba e fermato i viaggi di delegazioni ufficiali. Gli Stati Uniti hanno anche diffuso una allerta ufficiale per i cittadini americani in visita a Cuba. Il documento del dipartimento di Stato sottolinea che diversi dipendenti dell’ambasciata americana all’Avana sono stati oggetto di “specifici attacchi”, che hanno avuto luogo in residence e hotel frequentati da americani. Il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, ha però detto che verrano mantenute le relazioni diplomatiche.

La nuova crisi tra i due Paesi arriva a poco più di due anni di distanza da quando, in seguito agli sforzi di Barack Obama, nel luglio 2015 Usa e Cuba avevano ripreso ufficialmente una relazione diplomatica dopo cinque decenni di tensioni. La causa, spiegano i giornali americani, sono i presunti “attacchi acustici” ad opera di “un’arma sonora nascosta” di cui sarebbero rimasti vittima alcuni diplomatici americani nell’autunno 2016. Dopo mesi d’indagine, l’Fbi ha concluso che qualcuno ha utilizzato dei dispositivi elettronici che emettono onde sonore non udibili ma in grado di creare “danni fisici” nelle persone investite. L’udito di almeno uno dei funzionari sarebbe stato danneggiato in modo permanente. Il dipartimento di Stato si dice convinto che cittadini Usa possano essere a rischio a Cuba anche se non sono diplomatici. Nell’allerta si descrivono anche i sintomi accusati dalle vittime degli attacchi, quali perdita dell’udito, disturbi di tipo cognitivo, difficoltà nel sonno, affaticamento, mal di testa e capogiri.

La prima risposta degli Stati Uniti agli “attacchi acustici” era stata, lo scorso maggio, l’espulsione di due diplomatici cubani dagli Usa. “L’Avana ha l’obbligo di proteggere il personale dell’ambasciata e le loro famiglie come previsto dalla Convenzione di Vienna“, aveva poi ribadito martedì scorso il portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Heather Nauert, dopo l’incontro tra il Segretario di Stato Tillerson e il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez. Il faccia a faccia è stato il primo contatto diplomatico di alto livello tra i due paesi da quando Donald Trump è diventato presidente. Nauert aveva aggiunto che i due diplomatici hanno avuto una “ferma e sincera” discussione sulla questione.

Il ministro Rodriguez aveva fatto sapere a Tillerson che “secondo i risultati preliminari ottenuti dalle autorità cubane nelle loro indagini, che hanno tenuto in considerazione le informazioni fornite dalle autorità statunitensi, non esistono ancora prove della causa o dell’origine dei disturbi segnalati dai diplomatici statunitensi”. “Cuba non ha mai permesso che il proprio territorio venga utilizzato per qualsiasi azione contro agenti diplomatici”, aveva dichiarato lo stesso Rodriguez al termine dell’incontro.

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