I migranti protestano e i genitori non portano più i bambini alla scuola dell’infanzia. Giovedì scorso, a Cinisi, la città di Peppino Impastato, alcuni dei 17 minori non accompagnati ospiti di due centri d’accoglienza, che si trovano nello stesso edificio della scuola, hanno chiuso il portone all’ingresso con una catena per manifestare il loro disagio verso la struttura. Il motivo della protesta? “Perché il pulmino che dovrebbe portarli all’Università per il corso di alfabetizzazione è guasto”,  racconta Domenico Micale, segretario dell’Opera Pia. Solo che erano da poco passate le otto del mattino, e due bambini erano già entrati nella paritaria. Per il personale della scuola sono stati cinquanta minuti di terrore che si è chiuso in aula attendendo l’intervento dei carabinieri che hanno fatto ragionare i migranti.

Un atto per nulla apprezzato dai genitori che fino a ieri hanno preferito rinunciare a portare i loro figli in quella scuola. E ora il sindaco, Giangiacomo Palazzolo, che non esita a parlare di “sequestro di persona”, è pronto ad allontanare gli stranieri con un provvedimento. “Non si dica che la scuola chiude perché le mamme hanno ritirato i bambini dopo quanto accaduto. L’asilo è in difficoltà per mille motivi: negli ultimi anni sono cambiate numerose maestre. La vicenda del sequestro ha comportato una seria preoccupazione. In queste settimane molti hanno frequentato ugualmente l’asilo pur in presenza dei migranti. Hanno accettato una situazione da truffa consumata dallo Stato ai danni dello Stato: tutti noi sappiamo che questi ragazzi extracomunitari non sono minorenni”, dice il primo cittadino.

Secondo la versione dei fatti raccolta da Palazzolo il tutto si sarebbe svolto in questo modo: “Mi risulta che due mamme hanno consegnato i bambini, subito dopo i migranti hanno chiuso il portone barricandosi dentro l’edificio. Di fatto si tratta prevalentemente di ragazzi extracomunitari maggiorenni. Non è un problema di colore di pelle: è stato fatto un sequestro di persona che è durato ben 50 minuti fino a quando sono intervenuti i carabinieri. Sembra che stessero protestando contro la mancata consegna dei pocket money”. Diverso il racconto di Micale che tuttavia non smentisce quanto accaduto. Il segretario butta acqua sul fuoco: “Non parliamo di sequestro. I 17 minori accolti lamentavano il fatto che non potevano andare a scuola. A quel punto hanno preso un piccolo catenaccio per chiudersi dentro. Una forma di protesta. Volevano solo attirare l’attenzione come ogni ragazzo”.

E sulla questione dell’età dei ragazzi Micale alza le mani: “Il sindaco questa polemica la deve fare nelle sedi opportune non all’Opera Pia: io non sono un medico che può stabilire l’età di questi ragazzi. Perché non viene a conoscerli anziché stare nel suo ufficio? Perché il primo cittadino non viene a chiedere a questi ragazzi cosa hanno provato scappando dai loro Paesi? I ragazzi hanno chiesto persino scusa ma il sindaco li sta dipingendo come i peggiori delinquenti”. Resta il fatto che ora la scuola rischia la chiusura perché le mamme non hanno portano più i loro figli.

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