“Siamo più famosi noi di Luigi Di Maio: per espellerci, hanno partecipato al voto in 43mila persone. Alle primarie per Di Maio candidato premier, in 37mila”. A parlare sono gli ex M5s, gli “espulsi” della prima ora, i senatori Fabrizio Bocchino – ora in Sinistra Italiana, e Francesco Campanella, che dopo vari “cambi di casacca” è approdato ora al gruppo Mdp. Dopo le primarie che hanno incoronato Luigi Di Maio candidato premier, con un’affluenza però molto bassa (poco meno di 31mila preferenze, su una base di 150mila iscritti), i due ex 5 stelle ricordano i numeri che determinarono la loro uscita dal Movimento. E il paragone è impietoso. L’affluenza all’epoca fu maggiore: votarono 6mila persone in più. “Ci accomuna aver smascherato il bluff“, aggiunge Bocchino. “Anche Di Maio è un bluff: le decisioni vengono sempre prese dall’alto e questo passaggio di consegne da Grillo, più volte annunciato, non avverrà”. Il vice presidente della Camera è “giovane, rassicurante, si esprime in maniera chiara. Dal punto di vista mediatico è perfetto”, aggiunge Campanella. “Di Battista andrebbe a rappresentare un altro target. Taverna pure. Il M5s è una sorta di Democrazia Cristiana estremizzata”. “Hanno cambiato regole tante volte”, prosegue Bocchino. “Lo faranno anche per la regola dei due mandati”, dice Campanella. “Così come rivedranno la questione del 51% e delle alleanze. Peraltro, chi predica la soglia del 51% per me predica il fascismo”, tuona il senatore Bocchino.

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