Come già in passato per tutte le altre inchieste da Antimafia il procuratore aggiunto della Dda di Milano Ilda Boccassini descrive la fotografia che emerge dall’ennesima indagine che svela le relazioni pericolose tra criminali organizzati e colletti bianchi. Il magistrato denuncia la “facilità estrema di infiltrarsi nel tessuto istituzionale. E dopo 7 anni sappiamo che è sistema”. Una riflessione provata dal fatto che in questa indagine, costola dell’inchiesta Infinito, sono indagati uomini delle istituzioni come il sindaco di Seregno Edoardo Mazza, arrestato questa mattina.

C’è soddisfazione in procura perché “un dato importante è stata l‘individuazione di una delle persone che era rimasta fuori dal summit Falcone Borsellino (svelato dall’inchiesta Infinito nel 2010, ndr) dove sono state decise le cariche. È stato individuato grazie a un carabiniere in servizio al Nucleo operativo: la sua passione, la sua solerzia, la sua bravura nelle investigazioni, ha fatto sì che si incamminasse un percorso investigativo e un’altra delle persone presenti al summit oggi è stato arrestato. È evidente che siamo alle prime battute, c’è presunzione di non colpevolezza. Noi siamo certi degli elementi”.

Un altro dato segnalato dal magistrato è “la violenza inaudita, gratuita” espressa dagli indagati. “Da un alto è più facile” spiega Boccassini indagare: “Sono brutalmente e stupidamente violenti, con il monitoraggio è evidente che possiamo capire dove possiamo incidere”. Del resto certi segnalano aiutano gli investigatori anche perché “non tutti denunciano,  l’omertà non è il concetto che per anni è stato portato avanti a Milano: perché emerge sempre di più – ragiona il magistrato la convenienza”, e imprenditori o colletti bianchi si rivolgono “all’antistato per ottenere benefici”.  Infine “le persone che erano sfuggite all’inchiesta Infinito hanno continuato a essere quelli che erano: mafiosi che agivano, che hanno commesso e commettono reati e quindi un altro dato preoccupante è che si comincia, si nasce, si va avanti e solo la morte mi porta in una condizione di essere una persona diversa”. Anche perché, è l’amara constatazione del magistrato, “non ci sono collaboratori”.

Della brutalità denunciata dall’aggiunto parla anche il pm della Dda Alessandra Dolci: “La mafia non è silente. Non lo è al sud e nemmeno al nord. È così poco silente che nella piazza centrale di Cantù ci sono pestaggi, violenze e soprusi della ‘ndrangheta senza alcun ritegno“. “C’è un episodio piccolo ma eloquente – ha continuato il magistrato alla presenza del procuratore Ilda Boccassini e al nuovo comandante provinciale dei carabinieri di Milano, Luca De Marchis – Il titolare di un bar, dopo l’ennesima consumazione non pagata da parte di esponenti di una famiglia ‘ndranghetista, si è presentato nel loro locale per lamentarsi. La risposta è stata semplice: si sono ripresentati nel suo bar, hanno chiesto un vassoio di bevande e hanno rovesciato tutto per terra. In quel momento l’imprenditore non aveva ancora denunciato ai carabinieri. I militari di Cantù hanno fatto un lungo lavoro per convincere le vittime a denunciare, la paura e l’omertà erano sono un muro difficile da rompere”. In relazione alla ‘gestione’ della ‘ndrangheta e di una eventuale separazione della “sezione Lombardia”, il pm ha spiegato che “al momento la barra resta saldamente in Calabria“.

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