“Abbiamo il diritto di abbattere i caccia americani”. Così Pyongyang ha risposto all’invio, da parte degli Stati Uniti, di aerei militari che hanno sorvolato le acque internazionali al confine orientale della Corea del Nord. E questa volta il Paese guidato da Kim Yong-un ha giustificato la minaccia invocando le stesse regole della comunità internazionale: “La carta delle Nazioni Unite sancisce il diritto all’autodifesa degli Stati membri – ha detto il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho – e, visto che gli Usa hanno dichiarato guerra al nostro Paese, noi abbiamo il diritto di rispondere e di abbattere i cacciabombardieri americani anche se non sono ancora all’interno dei nostri confini”.

La dichiarazione del ministro di Kim è arrivata durante un raro incontro con i giornalisti fuori da un hotel di New York, dove il funzionario si trova per l’Assemblea generale Onu. “Tutte le opzioni sono sul tavolo”, ha ribadito. Nel suo discorso alle Nazioni Unite lo stesso Ri Yong Ho aveva detto che “le parole incoscienti e violente di uno chiamato presidente degli Stati Uniti hanno indignato il popolo nordcoreano e rendono il lancio di un missile sul territorio americano ancora più inevitabile“.

Non si è fatta attendere nemmeno questa volta la replica del Pentagono. “Gli Stati Uniti hanno un arsenale immenso da fornire al presidente Trump per affrontare la questione della Corea del Nord”, ha detto il colonnello Robert Manning. “Se le provocazioni di Pyongyang continueranno, offriremo al presidente tutte le alternative necessarie”.

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