“Sono webmaster e laureando in giurisprudenza”, si presentava a fine 2012 per le prime parlamentarie. Oggi, nessun dubbio in merito, non avrebbe difficoltà a trovarsi un lavoro. Ma è davvero pronto a rinunciare ai riflettori? Ai selfie? A tutti gli onori? Alle attenzioni di vescovi, think tank e salotti vari? Luigi Di Maio lo ha ribadito anche a Rimini: al limite dei due mandati non si rinuncia. Quindi, al più tardi tra cinque anni, tornerà a vita privata. E dovrà “trovarsi un’occupazione”, come ha più volte ripetuto nel tour estivo tra le piazze siciliane e infinite volte in televisione. Ma può candidarsi a guidare il governo del Paese chi è già al suo personale giro di boa? Di Maio è davvero pronto a farsi da parte? A mantenere l’impegno e la coerenza anche se
a chiedere una deroga ad personam fosse lo stesso popolo pentastellato? E’ bello crederci. Fin troppo.

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