Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che vi scrive dal mediamente mesto “Pizza Vino Bar” quando in Italia sono le 3 di notte, di fronte al gate B29 del JFK Airport di New York. Altre considerazioni.

1. Dybala continua a segnare con naturalezza efferata, ma c’è sempre chi gli rinfaccia il fatto di giocare bene con le deboli e male con le forti (tipo martedì col Barcellona). Questa cosa secondo cui o vinci da solo le Champions e i Mondiali o sei un Gozi qualsiasi, mi ha sempre fatto ridere. Ma d’altra parte c’è gente che critica Messi, i Pink Floyd e La 25a ora. Quindi vale tutto.

2. È un Napoli costantemente perfetto quello che si vede quest’anno in Serie A, dove tutti segnano, Callejon carezza il piano come Keith Jarrett a Colonia e Mertens è “l’animale da sfamare” (cit Che Gue Sarri) a suon di reti. Meraviglia Insigne, tenebra Benevento. Restano però le perplessità in Champions League. Juve e Napoli tiranneggiano in campionato, ma in Europa le prendono. La sensazione è che il Napoli, che può davvero vincere il campionato, avverta – forse inconsciamente – la Champions come un impedimento. Si vedrà. Nel frattempo, il Commodoro Marxista è il solito Beethoven incazzoso di sempre. Sia dunque bolscevica lode.

3. Surreali le critiche al gioco dell’Inter. Dire che i nerazzurri sono brutti è una mezza ovvietà: l’Inter non ha mai, o quasi mai, cercato l’estetica. Non con Herrera, non con Trapattoni, non con Mourinho, non con Mancini. E non con Spalletti. A Crotone ha avuto fortuna, ma non ha rubato nulla e i portieri ci sono per parare. Male che vada l’Inter arriverà terza: questa, ormai, è cosa acclarata. C’è scritto anche nell’ultimo libro di Hillary Clinton.

3 bis. Anche Bersellini non cercava l’estetica, ma la vittoria. L’ha trovata, entrando nella storia del calcio come sergente di ferro e uomo d’altri tempi. Gli sia lieve la terra.

3 ter. Era da 57 anni che non si vedevano tre squadre a punteggio pieno dopo 4 giornate. Quell’anno, ve lo ricordo, lo scudetto lo vinse Severgnini, che già allora aveva fondato Londra, scoperto New York e previsto tutto quel che c’era da prevedere. Persino più di me.

4. Paolo Condò, che è bravissimo, ha detto ieri che fin qui c’è stato un solo big match tra squadre di vertice: Roma-Inter. Dissento, perché c’è stata anche Lazio-Milan. Se è una squadra di vertice la Roma – e lo è – lo è anche la Lazio. Immobile segna doppiette anche quando non scintilla, Inzaghi le indovina quasi tutte e, se non avesse pareggiato alla prima con la Spal, sarebbe primo con le altre tre. La Lazio può giocarsi il quarto posto tanto quanto Roma e Milan. Mercoledì, in casa contro il Napoli, sarà un banco di prove assai indicativo. Per entrambe.

5. Icardi biondo è un’idea di Jim Messina. Di sicuro. Oppure l’umanità è morta.

6. Montella è già passato al 3-5-2. Bene in Europa League, ma giocava col Battifolle. Benino ieri, in quella che è fin qui la vittoria forse più significativa. Bella la reazione dopo il pareggio. Una scena per tutte: quando escono Suso e Jack, entrano Cutrone e Calhanoglou. È la prova che il Milan, adesso, ha anche una panchina. L’infortunio di Conti (auguri) è pesantissimo, anche se ieri Calabria ha provato a non farlo rimpiangere. Se Romagnoli non fa 2/3 bischerate a stagione, non è contento. Il rischio è che Suso – ma che gol ha fatto giovedì??? – soffra nel nuovo modulo, infatti quando poteva si decentrava, ma può fungere eccome da seconda punta o fantasista: basta che Egli, la Luce, sia il primo a crederci.

6 bis. Dove sono quelli che “Kalinic è un acquisto di ripiego”? Attaccante utile, concreto e prezioso come pochi. Se poi si mette a fare pure il rapace d’area, la sicumera crassa non farà che debordare e sciabordare con ingordigia ilare.

6 ter. Kessie oltremodo scintillante nella ripresa: se impara a concludere le azioni con raziocinio, invece di premere a caso tutti i pulsanti della Playstation, diventa forte davvero.

7. Tra le scene più belle degli ultimi anni, c’è papà Pellegri che piange perché il figlio 16enne ha appena fatto due reti in A, e poi il figlio – quando gli mostrano il pianto del padre – si commuove pure lui. Ogni tanto persino il calcio torna umano. C’è speranza anche per Gasparri.

7 bis. No, per Gasparri no. Mi odio quando esagero: scusate.

8. Bella gara tra Torino e Samp. Atalanta deluxe con l’Everton, ma in campionato tentenna. Bene il Cagliari (Joao Pedro rulez). Il Verona pare di gran lunga la squadra più debole – o peggio valorizzata – della Serie A. Malino il Sassuolo, Genoa bello solo a tratti (e sempre in casa), Udinese irrisolta ma in crescita.

9. Assai apprezzabile la rinascita della Fiorentina di Pioli. Ancor più apprezzabile il fatto che, senza alcun motivo, Pioli si sia messo in testa di essere il nuovo Michael Stipe. Ogni volta che lo vedo, mi aspetto che da un momento all’altro attacchi con Everybody Hurts.

10. L’altra sera sono passato davanti al Madison Square Garden, tra la 33esima e la 8a. A un certo punto compare Michael Jordan. Tutti corrono verso di lui per chiedergli un selfie. Poi però un americano, sulla cinquantina, si gira e grida: “Oh my God! The Iron Fist!!!”. Aveva appena visto Nardella, che camminava baldanzoso in bermuda sull’altro marciapiede. A quel punto tutti, come un solo uomo, sono corsi verso di lui. Compreso Michael Jordan.

A giovedì.

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