Pustole rosse su tutto il corpo, forte irritazione della pelle e un prurito che va avanti giorno e notte. “Qui nel campo di Castel Romano stiamo messi tutti così”, riferiscono gli ospiti. Probabilmente il “tutti” va preso con le pinze, ma a quanto raccontano alcuni agenti del gruppo Sicurezza pubblica emergenziale della Polizia locale i chiari sintomi della scabbia – malattia della pelle altamente contagiosa – sono piuttosto diffusi fra i quasi 1.000 abitanti del campo rom più grande di Roma, uno dei maggiori d’Europa. “Decine di casi, specialmente fra i bambini”, una situazione tale da costringere proprio il comandante dello Spe, Lorenzo Botta, a scrivere una missiva alla Asl competente per chiedere di porre attenzione sul tema. La Asl Roma 2, fra l’altro, aveva da mesi messo in guarda il dipartimento Servizi Sociali sulla possibile emergenza sanitaria nel “villaggio della solidarietà”, con un’ultima missiva datata 30 agosto 2017. La lettera era arrivata pochi giorni dopo l’ennesimo tilt delle cisterne che dovrebbero sostituire – ma non ci riescono – un depuratore sequestrato dalla magistratura a febbraio 2017, in quanto collocato su un terreno limitrofo riconducibile a Salvatore Buzzi, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta Mondo di Mezzo (ex mafia capitale). Secondo le carte della Procura, per la manutenzione di questo impianto il Comune di Roma spendeva ben 160mila euro l’anno, sebbene il suo funzionamento fosse tutt’altro che regolare.

LA FOGNA A CIELO APERTO E L’INTERRUZIONE IDRICA – La situazione igienica nel campo rom di via Pontina è disastrosa. Oltre alle condizioni precarie tipiche di buona parte dei villaggi della Capitale – dovute anche ad attività di “riciclo” dei rifiuti, non sempre lecite, operate dagli stessi ospiti e a un’azione non proprio efficace dell’Ama – attualmente gli scarichi fognari confluiscono in due cisterne interrate, insufficienti ad accogliere i liquami prodotti dai quasi 1.000 abitanti del campo. Ma non è tutto. La fornitura idrica nei moduli abitativi non è sempre costante – anzi, secondo gli abitanti è praticamente assente – e questo fattore aumenta il rischio del diffondersi di malattie legate alla sporcizia. “L’Acea – spiega a IlFattoQuotidiano.it Marcello Zuinisi, presidente di Nazione Rom – non rifornisce direttamente il campo. Lo fa un consorzio privato, che gestisce le forniture anche ad alcuni centri commerciali limitrofi, ma i contenziosi con il Comune spingono la ditta a interrompere in maniera irresponsabile l’erogazione dell’acqua”. Parole, quelle di Zuinisi, che vengono confermate anche da fonti Acea.

L’ALLARME DELLA ASL GIÀ DUE ANNI FA – Sono almeno 2 anni che la Asl Roma C (ora Roma 2) lancia l’allarme su Castel Romano, richiami però all’apparenza costantemente ignorati. In una nota del 28 settembre 2015, l’azienda sanitaria indicava “interventi di manutenzione nel campo” come “condizione imprescindibile ed urgente” per consentire il necessario intervento di profilassi e contenere l’eventuale focolaio epidermico, al fine anche di “istituire un presidio sanitario per svolgere le attività di prevenzione e di controllo”. “Le richieste della Asl – spiega Marco Milani, segretario sindacale Ugl – ancora oggi non hanno trovato applicazione da parte del Comune di Roma”. Non solo. Una nuova missiva della Asl è partita il 30 agosto scorso all’indirizzo del Dipartimento Promozione Servizi Sociali, della Prefettura di Roma e del Gabinetto della Sindaca, Virginia Raggi. Contattati da IlFattoQuotidiano.it, dall’assessorato ai Servizi Sociali spiegano: “Il depuratore è stato dissequestrato, ma dalla Città Metropolitana non arriva ancora l’autorizzazione al suo utilizzo. Per il resto, l’ufficio di scopo sui campi rom, istituito da poco da questa Giunta, ha già pianificato la bonifica da parte di Ama e il servizio sostitutivo di autospurgo. Inoltre, abbiamo fatto richiesta alla Asl, nei giorni scorsi, di creare un presidio sanitario fisso all’interno del campo, ma non abbiamo ancora ricevuto risposta”.

GLI ABITANTI DISPERATI: “NON MANDIAMO I BIMBI A SCUOLA PER NON CONTAGIARE GLI ITALIANI” – La situazione a Castel Romano è molto calda. Le famiglie rom sono disperate. Nel corso delle passate settimane hanno anche manifestato animatamente prendendosela anche in maniera eccessiva con la Polizia Locale. Il comandante Botta, dopo alcuni tentativi di aggressione, ha disposto per i suoi uomini l’utilizzo di giubbotti antiproiettile. Nel corso dell’ultimo sopralluogo, avvenuto il 14 settembre, gli abitanti si sono presentati più collaborativi e hanno mostrato agli agenti le piaghe prodotte dalla scabbia sui loro corpi. “Abbiamo deciso non mandare i nostri figli a scuola per evitare di contagiare gli altri bambini e creare tensioni fra noi e gli italiani – racconta a IlFattoQuotidiano.it Sabaheta Hamidovic, uno dei rappresentanti del campo – questo campo si trova sperduto nel nulla, viviamo in una fogna a cielo aperto, niente acqua e nemmeno una farmacia per curarci. Siamo disperati, è il terzo mondo”. E poi l’appello: “Non sappiamo cosa ci sta succedendo, abbiamo paura di morire”.

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