Né listino né listone, nessuna alleanza con il Partito Democratico. Anzi, alle elezioni, con questa legge elettorale, la sfida è proprio al partito di Matteo Renzi per “far tornare l’entusiasmo nei milioni di voti che il Pd ha perso”. Giuliano Pisapia rimarca le distanze con i dem, non va alla riunione di Dems, l’area di riferimento di Andrea Orlando, al quale invia solo un messaggio caldeggiando la ricostruzione del centrosinistra, e lancia liste autonome di Campo Progressista. Alla sinistra del Pd, con le mani libere, perché i dem “guardano dall’altra parte”. La sfida, insomma, diventa proprio a loro. Parole nette alle quali risponde Matteo Orfini: “Alle elezioni sfideremo il Pd, dice Pisapia. Noi invece sfideremo destre e populisti, perché sono quelli gli avversari della sinistra”.

Il percorso sarà autonomo, dice l’ex sindaco di Milano, perché non si risponde “con inverosimili listoni elettorali a chi, come noi, chiede un campo largo che possa accogliere chi oggi non si sente rappresentato, chi si rifugia nell’astensione, i delusi dell’attuale centrosinistra, tutti quegli amministratori locali che lottano ogni giorno con mille difficoltà e le tante associazioni di volontariato che spesso si sostituiscono allo Stato”. C’è bisogno, quindi, di “un nuovo centrosinistra di governo, radicalmente innovativo, che faccia riforme sostanziali, che non ceda sui propri valori e non si limiti a criticare, ma prenda tutte quelle misure necessarie per dare una svolta profonda a un Paese in affanno”.

L’ex sindaco di Milano, dopo le tensioni poi ricomposte con Mdp, torna quindi a tracciare il confine tra il suo movimento e il Partito Democratico. Anche all’ala sinistra, quella di Orlando, al quale dice che “anche noi stiamo lavorando a un nuovo campo largo e inclusivo e tengo a dirvi che le porte di questo progetto politico sono spalancate a tutti coloro che hanno a cuore la ricostruzione del campo democratico e progressista”. Il ministro della Giustizia lo invita però ad avere più coraggio, staccandosi da Bersani e D’Alema: “Basta recriminazioni e rancori, ora è il momento di costruire una prospettiva politica – dice – è il momento di dividere il campo tra chi vuole il centrosinistra e chi non lo vuole nel Pd e dentro la sinistra radicale”.

“Noi non dobbiamo essere la minoranza come in passato. Non deve esserci l’idea che la sinistra risolve i suoi problemi se toglie di mezzo Renzi – ha aggiunto Orlando – Perché se poi Renzi vince le primarie, l’unica via è andarsene via e io non voglio andare via dal Pd che è comunque l’unico argine ai populismi e alle destre”. Pisapia lo punzecchia: “Noi stiamo lavorando da un anno e mezzo per un centrosinistra di governo”. E’ quindi Orlando che “è rimasto indietro”: “Forse lui non ha avuto il coraggio di fare le scelte al momento giusto”, aggiunge.

Al centro del programma per un “centrosinistra nuovo”, ancora una volta, Pisapia rimette al centro del programma la cancellazione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione e lo Ius soli, la cui discussione al Senato è nuovamente slittata. “Le diseguaglianze e le sacche di povertà estrema sono sotto i nostri occhi. Non basta la retorica dell’autosufficienza né un leader solo al comando a convincere gli italiani che tutto va bene”.

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