Il giovane arrestato sabato per l’attentato alla metropolitana di Londra non ha agito da solo. Almeno così la pensa Scotland Yard che nella notte tra sabato e domenica ha fermato un secondo uomo a Hounslow, nella zona ovest della Capitale. Il sospetto, 21 anni, sarebbe legato al 18enne fermato a Dover, nel sud dell’Inghilterra, con l’accusa di essere l’uomo che ha piazzato l’ordigno rudimentale esploso nel vagone, causando 30 feriti tra cui uno studente italiano.

Nel pomeriggio di sabato, gli agenti avevano eseguito un’operazione a Sunbury-on-Thames, una piccola località sulle rive del Tamigi, non lontana da Londra setacciando l’abitazione dei due giovani. Militari e poliziotti in assetto da guerra hanno evacuato circa 200 abitanti del sobborgo per paura che nella casa dei due presunti responsabili dell’attacco terroristico, il quinto nel Regno Unito dall’inizio dell’anno, vi fossero esplosivi pronti a saltare in aria. Il 18enne è un profugo siriano che era stato affidato a una coppia, Penelope e Ronald Jones, molto famosi per aver preso in affido 268 minori dal 1970 a oggi e negli ultimi anni molto impegnati nell’accoglienza degli immigrati. Secondo il Mirror, il giovane era stato fermato dalla polizia due settimane fa ma poi era stato rilasciato. I vicini dei Jones affermano che oltre a lui c’era ospite un secondo giovane siriano, “molto silenzioso”.

A causare la deflagrazione su un vagone della metropolitana di Parsons Green era stato un ordigno rudimentale – innescatosi solo parzialmente – collegato a un timer e ad alcune luci di Natale, nascosto in un secchio di plastica abbandonato all’interno del treno all’ora di punta. Diversi testimoni hanno raccontato di una “palla di fuoco” che “ha avvolto la carrozza della metropolitana”. Tra le persone più vicine alla bomba, c’era un ragazzo italiano, originario di Viterbo, che a ilfattoquotidiano.it ha raccontato come sia rimasto ferito, riportando bruciature ai capelli, alla nuca e alle orecchie.

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