Ci sono 20 nuovi casi di Chikungunya nel Lazio. E sale così a 47 il numero di persone affette dalla malattia, caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare, che continua a diffondersi nella provincia di Roma. Tutti i nuovi contagi, tranne uno, si registrano tra persone che vivono o hanno soggiornato nel Comune di Anzio, il più colpito dalla malattia. “È stato chiesto ai Comuni di procedere alla disinfestazione delle aree interessate”, spiega la Regione Lazio. E tra questi c’è adesso anche Latina, dove un uomo è stato colpito dalla malattia. Immediata la reazione del Comune, che in serata ha diramato una nota in cui comunica di aver predisposto la disinfestazione straordinaria larvicida e adulticida, che “verrà effettuata nell’arco di cinque giorni a partire da domani, sabato 16 settembre”.

La propagazione del virus nel Lazio ha portato nei giorni scorsi allo stop alle donazioni di sangue ad Anzio per circa 1,2 milioni di residenti a Roma. Una situazione che ha conseguenze sul sistema trasfusionale “paragonabili a quelle di una maxiemergenza, sebbene non sia di tipo sanitario, perché il virus raramente dà sintomi gravi”, ha scritto il Centro nazionale sangue. L’appello ai donatori però sembra aver funzionato. Già giovedì nella Capitale erano confluite quasi 900 sacche da 10 regioni d’Italia e con il passare delle ore, sottolinea il Cns, “anche le regioni a loro volta in difficoltà nella raccolta, hanno dato la loro disponibilità a contribuire alla compensazione”. Al momento il fabbisogno aggiuntivo stimato è di 200-250 sacche al giorno.

La misura che riguarda solo la Asl Roma 2, ha comunque un impatto molto pesante, basti pensare che solo questa zona “ha una popolazione pari a una regione come il Friuli Venezia Giulia – sottolinea il Csn – e le Associazioni sono pronte a coordinarsi tra loro ed a modulare gli sforzi per far fronte agli sviluppi ed al protrarsi della situazione”. Nei principali ospedali romani non si registrano comunque ritardi o posticipi negli interventi, mentre il Bambino Gesù ha contattato le persone che hanno donato il sangue nel periodo di massima criticità, tra fine agosto e inizio settembre, per accertamenti su eventuali sintomi del virus. “È importante che le raccolte straordinarie siano programmate – ha spiegato il direttore del Centro nazionale sangue Giancarlo Maria Liumbruno – perché l’emergenza per il Lazio potrebbe durare diversi giorni, a seconda dell’andamento dei focolai”.

Intanto, il Centro europeo per il controllo delle malattie ha innalzato l’allarme sui focolai di infezione da Chikungunya nel Lazio. Lo ha fatto in un documento nel quale si riportano una serie di indicazioni per gli Stati membri, a partire dall’invito a segnalare tutti i casi di infezione accertati tra quanti hanno viaggiato in Italia. A preoccupare il Centro europeo è il fatto che “il primo contagio potrebbe essere avvenuto a metà luglio” e  che “i casi sono riportati in due aree separate”.  Questo “suggerisce che la trasmissione locale è molto efficace”, scrivono gli esperti europei.  Di conseguenza, ci si aspetta di identificare nuovi casi in futuro, “dato che le condizioni ambientali rimarranno le stesse nel Lazio nelle prossime settimane, la probabilità di ulteriore trasmissione è alta”. L’Italia, ricorda il documento, è stato il primo paese fuori dai tropici ad avere un’epidemia di Chikungunya autoctona nel 2007, e da allora ci sono stati solo 3 focolai, l’ultimo dei quali in Francia poche settimane fa. Gli Stati membri europei, si sempre nel documento, “dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di segnalare qualsiasi caso confermato di Chikungunya fra chi ha viaggiato in Italia nelle due settimane precedenti l’inizio dei sintomi alle autorità sanitarie italiane”.

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