Ancora arresti nella sanità. Alcuni chirurghi del Policlinico di Monza, secondo la Procura, hanno favorito la Ceraver Italia Srl, comprando a spese degli ospedali protesi ortopediche e moltiplicando il numero delle operazioni, con la complicità di medici di base e manager. L’accusa è di aver agito “per aumentare gli utili” di una multinazionale francese “anche a discapito della salute pubblica”. In cambio hanno ottenuto denaro, regali, viaggi, vacanze, assunzioni di personale, partecipazioni a congressi e cene in locali di lusso, come quelle al ristorante Unico Milano, dove la cucina creativa si sposa all’atmosfera glamour del ventesimo piano con vista sul Duomo. Stamattina all’alba, nell’ambito dell’inchiesta “Disturbo”, sono scattate in Lombardia – ma anche in Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Campania – le misure cautelari per 14 persone, a seguito dell’ordinanza firmata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza, Federica Centonze. In carcere sono finiti gli ortopedici brianzoli Fabio Bestetti, Claudio Manzini e Marco Valadè, assieme al promoter di Ceraver Marco Camnasio (considerato il vero ‘dominus’ del meccanismo criminoso) e Denis Panico, responsabile commerciale della multinazionale. Tutti sono accusati, in concorso tra loro, di corruzione e associazione a delinquere.

Arresti domiciliari, invece, per altri ortopedici e medici di base, 9 in totale: Filippo Cardillo di Boltiere (nella Bergamasca), Fabio Peretti di Ispra nell’Alto Varesotto, Francesco Alberti di Fasdinovo (Massa Carrara), Carmine Naccari Carlizzi, Michele Massaro e Andrea Pagani (tutte tre di Milano), Paolo Ghiggio di Ivrea (Torino), Davide Cantù di Lecco e Lorenzo Panico di Salerno. Destinatario di un’analoga misura anche Carlo Santuccione di Capegatti (Pescara), ma il medico è nel frattempo deceduto. Altri 6 camici bianchi (Michele Bonanomi di Merate in provincia di Lecco, Marco Mandelli di Dalmine e Francesco Mangiardo di Cologno al Serio (comuni della Bergamasca), Stefano Rosino di Varese, Olga Franchini di Lecco e Aniello Iannaccone di Capiago Intimiano (nel Comasco) sono stati indagati a piede libero e sospesi dalla professione. I dottori di base – tutti accusati di corruzione – sarebbero stati, con differenti livelli di responsabilità, complici del meccanismo messo in atto dalla multinazionale francese allo scopo di aumentare il proprio fatturato, mettendo a disposizione degli ortopedici i propri studi medici e reclutando pazienti bisognosi di protesi, in particolare tra gli anziani, in cambio di una percentuale sulle visite degli specialisti (il 20 per cento) e a volte di un benefit erogato direttamente da Camnasio sotto forma di pagamento dell’affitto degli ambulatori. Infine, è stato disposto l’obbligo di dimora per Ivano Caracciolo, residente a Bologna, considerato un mediatore negli affari illeciti. Pure lui è indagato per corruzione.

Le indagini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano, coordinate dal Pubblico ministero Manuela Massenz, si sono svolte tra il 2014 e il 2017 e hanno avuto origine da una denuncia di un dipendente del Policlinico di Monza. Complesso il meccanismo corruttivo, portato alla luce grazie a centinaia di intercettazioni telefoniche: i manager Ceraver si adoperavano per “incentivare” i chirurghi del Policlinico di Monza (ma anche di tante altre strutture afferenti, sempre convenzionate con il Sistema sanitario nazionale) a comprare esclusivamente protesi della multinazionale francese a un prezzo variabile tra i 1.500 e i 2.500 euro a pezzo, pagando al chirurgo dagli 80 ai 100 euro per ogni acquisto. A tal fine coinvolgevano i medici di base, il cui compito era quello di identificare pazienti da sottoporre a operazione, i quali venivano prima visitati dagli specialisti presso gli ambulatori territoriali (visite che venivano pure pagate ‘in nero’) e poi indirizzati al Policlinico o in altre strutture sanitarie collegate per il ricovero e l’intervento. Gli accordi illeciti e le dazioni di denaro hanno avuto un’impressionante cadenza regolare, gestita dal “dominus” Camnasio. I chirurghi coinvolti peraltro, sostengono gli investigatori, hanno dato l’impressione di far passare in secondo piano la valutazione sulle caratteristiche delle protesi Ceraver, protesi che i medici intercettati hanno definito di qualità inferiore rispetto a quelle di altre marche. Proprio questa circostanza, paradossalmente, avrebbe fatto alzare il prezzo del “disturbo”, corrisposto agli ortopedici in virtù del maggiore rischio di fallimento degli interventi.

Sempre per aumentare i guadagni, secondo gli inquirenti, venivano “reclutati” pazienti da regioni diverse dalla Lombardia, in modo da ottenere rimborsi pubblici maggiori. Significativo, a questo proposito, un dato: al Fatebenefratelli di Milano i degenti fuori regione sono il 4,7 per cento e al Niguarda il 9, percentuale che, al Policlinico di Monza, sarebbe lievitata fino al 24,5 per un totale di oltre 15.000 pazienti ‘esterni’. A destare perplessità anche il numero degli interventi. Se la media degli ospedali lombardi è di 4 operazioni per ogni seduta in sala operatoria, quella del nosocomio brianzolo è di 12, con una punta di 36 operati in un solo giorno.

Coinvolti nell’inchiesta Disturbo (termine scelto dagli stessi indagati per indicare le dazioni illecite di denaro) anche altri istituiti afferenti al Policlinico di Monza e dislocati in Lombardia, Piemonte e Toscana. I magistrati brianzoli stanno valutando eventuali responsabilità amministrative dei manager ospedalieri.

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