“Tante persone che conosco in Italia accettavano e accettano proposte di lavoro da 500 euro al mese o addirittura gratis, magari anche in un’altra città. Ma chi come me non ha la possibilità di farsi mantenere dai genitori mentre lavora, come fa?”. Letizia Pacitto, 31 anni, laureata con il massimo dei voti in Economia e management all’Università Roma Tre – laurea triennale in Communication, marketing e pubblicità e specialistica in economia – racconta la sua storia da Cape Town, in Sudafrica, dove è arrivata per la prima volta grazie a un percorso universitario con un’organizzazione: un tirocinio di 6 settimane. “In quei giorni la mia vita è cambiata. Avevo sempre immaginato di vivere a Roma, ma tornata da quel viaggio tutto mi stava stretto, mi rendeva insofferente e per me diventava un paragone continuo con quello che avevo vissuto a Cape Town. Decisi comunque ugualmente di iniziare ad inviare il mio curriculum a moltissime aziende. Il risultato furono due colloqui di lavoro“. Così è tornata in Sudafrica, dove ha trovato Nathan, con cui si sposerà a gennaio, e un lavoro.

Letizia è sempre stata una studentessa lavoratrice, per questo ha conseguito il suo diploma di laurea a 28 anni. “Ero considerata troppo vecchia rispetto a colleghi più giovani anche solo di due o tre anni che avevano una laurea triennale, ottenuta in fretta e furia con voti bassi, e magari una magistrale con il massimo della valutazione. Era proprio un giochetto che funzionava alla perfezione perché  nel frattempo – prosegue – facevano tirocini, stage, oltre a esperienze all’estero. Il risultato? Persone con meno anni di me e laureate nella stessa sessione si presentavano ai colloqui con numerose esperienze lavorative alle spalle”. Ma questo è il passato in Italia, perché oggi Cape Town è diventato il posto perfetto per lei.

Letizia sorride, interrompe il suo racconto per specificare che “non vivo in una tenda circondata da leoni“. La lingua principale è l’inglese, ma trattandosi di una realtà internazionale si ha la possibilità di poter imparare tante altre lingue. “Lo stipendio non è male, ci sono bonus legati a performance oltre a uno fisso annuale per motivarti a restare, ma soprattutto sussistono concrete possibilità di carriera. Un esempio pratico arriva dal Ceo dell’azienda in cui lavoro: ha iniziato dalla mia stessa posizione lavorativa. In Italia questo è un miraggio“.

A 28 anni Letizia ha quindi deciso di riprendere un volo da Fiumicino per tornare in Sudafrica a cercare un lavoro per costruire il suo futuro. “I visti lavorativi vengono centellinati e rilasciati solo se esiste una concreta offerta di lavoro. A sua volta la proposta lavorativa può essere ottenuta solo nel caso in cui l’azienda dimostri che non ha trovato nessun sudafricano in grado di ricoprire quello stesso incarico. In poche parole si tratta di una missione impossibile – racconta – ma se sei italiano (lingua di cui c’è grande richiesta) puoi ottenere la possibilità di rimanere a fronte però di una specifica condizione: lavorare nel business process outsourcing utilizzando proprio la lingua italiana”.

Dopo un solo anno di lavoro Letizia è già salita di un livello, con relativo incremento salariale. È convinta che questo non sarà il lavoro della sua vita, ma la sua percezione è quella di essere comunque inserita in un processo di crescita e di cambiamento continuo al contrario della palude nella quale sarebbe stata costretta in Italia. A gennaio Letizia sposerà Nathan, Ceo di un’azienda che è anche riuscito ad aprirsi una propria charity, una fondazione di raccolta fondi in favore delle baraccopoli della metropoli. “In Sudafrica chi ha una laurea non ha problemi a lavorare e avere un stipendio decente, i ragazzi lasciano la casa dei genitori a 21 anni. In Italia a 30 siamo ancora con mamma e papà e facciamo ridere“.

Per Letizia la differenza principale nella quotidianità tra Roma è Cape Town sono i mezzi pubblici e le forniture di energia. La madre Bianca ha un piccolo negozio di alimentari nel cuore dell’antico quartiere Borgo Pio, a due passi da piazza San Pietro e dalla metropolitana. Ma Letizia assicura: “A Roma non ho mai preso i mezzi pubblici. Qui vivo solo di autobus e servizi Uber. Per quanto riguarda la fornitura elettrica di casa non ci sono allacci, fatture e tasse. Hai un piccolo contatore domestico che puoi ricaricare anche al supermercato con la tua carta di credito. Niente fatture, arrotondamenti o tasse: paghi quello che consumi“.

Torneresti? “L’Italia non mi manca, qui lo stile di vita è più rilassato, anche se non si percepiscono stipendi astronomici si può vivere decentemente. Inoltre il clima è meraviglioso”.

e.reguitti@ilfattoquotidiano. it

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