Impossibile vietare la coltivazione Ogm, senza prove certe che faccia male alla salute. A dirlo è la Corte Europea in una sentenza del 13 settembre in cui specifica che se sui prodotti geneticamente modificati non ci sia certezza di grave rischio per la salute umana, degli animali o per l’ambiente, né la Commissione né gli Stati membri hanno la facoltà di adottare misure di emergenza quali il divieto della coltivazione. La giustizia europea risponde così al caso di Giorgio Fidenato, un agricoltore penalmente perseguito in Italia, perché nel 2014 piantò mais geneticamente modificato. Una pratica permessa dall’Ue ma vietata da un decreto interministeriale del 2013.

In sostanza, il decreto italiano viene bocciato perché illegittimo. Il motivo sta tutto nel “principio di precauzione“, che deve basarsi sulla certezza dell’esistenza del rischio, senza la quale non è possibile eludere o modificare le disposizioni già esistenti per gli alimenti geneticamente modificati, oggetto di una valutazione scientifica completa prima di essere immessi in commercio.

Secondo Coldiretti, però, la decisione della corte è obsoleta e si riferisce ad un quadro normativo ormai passato e del tutto superato. Nel 2015, infatti, è stata approvata una direttiva che permetteva ai paesi europei di vietare la semina Ogm anche se autorizzata a livello Ue. L’Italia è tra i 17 Stati membri che hanno scelto questa possibilità. Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo fa sapere che “per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy”.

Non solo. Da un’indagine Coldiretti divulgata in occasione della sentenza della Corte europea, emerge che “quasi 8 cittadini su 10 – il 76 per cento – si oppongono oggi al biotech nei campi che in Italia sono giustamente vietati in forma strutturale dalla nuova normativa”, comunica la confederazione degli agricoltori.

Per l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica la decisione della Corte Europea di Giustizia dell’Unione europea è “potenzialmente rivoluzionaria”. L’Ue “ha condannato l’Italia per proibizioni immotivate sugli Ogm”. In una nota sottolinea la “vittoria odierna dell’agricoltore friulano Giorgio Fidenato, iscritto Associazione Luca Coscioni, e dei Taboga” e come la sua “disobbedianza civile” “sollevi l’enorme problema politico generale della necessità di porre al centro delle decisioni normative e politiche le evidenze scientifiche“. Spetta ora al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte. La decisione vincola però gli altri giudici nazionali ai quali verrà sottoposto un problema simile.  Secondo l’associazione “non basterà invocare il ‘principio di precauzione’ per proibire, ci vorranno delle prove”.

L’agricoltore friuliano Giorgio Fidenato, in passato aveva più volte aveva tentato di seminare mais transgenico e aveva impugnato il decreto dell’esecutivo che vieta la coltura del mais geneticamente modificato in Italia. Nel febbraio 2015 il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso dell’imprenditore che poi, si è rivolto alla Corte di Giustizia europea.

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