Il gol arriva in zona Cesarini, e vale una pensione da un migliaio di euro a partire dal 65esimo compleanno. Il sindaco Pd di Portici Vincenzo Cuomo, classe 1964, eletto a giugno al primo turno, resterà senatore almeno fino al 16 settembre. Nonostante una incompatibilità di legge acclarata da fine luglio, cioè dalla sua proclamazione a primo cittadino. La Giunta per le elezioni del Senato convocata con un giorno di anticipo oggi alle 14 per discutere proprio il suo caso, gli ha concesso altri tre giorni di tempo per decidere per quale carica optare. E fra tre giorni, proprio quel giorno, il 16 settembre matura per Cuomo – e per tutti i parlamentari di prima elezione – il diritto a una pensione conquistata con il metodo contributivo. Tutto secondo la legge. Tutto senza violare le procedure. Tutto giocato sul filo sottile di tempi e modi stabiliti da norme e regolamenti che non impongono a un sindaco di cessare immediatamente dalle funzioni di parlamentare per consentirgli di ‘optare’ senza mettergli troppa fretta.

Ma perché bisogna scegliere formalmente quale carica mantenere? Pare evidente, infatti, che se sei parlamentare e ti candidi a sindaco,  se vinci resti a fare il sindaco, altrimenti ti sei candidato per prendere in giro i tuoi concittadini. E non si ricordano a memoria deputati o senatori che una volta eletti sindaci abbiano detto “ho scherzato, resto a Roma”. Cuomo, ovviamente, ha scelto di fare il sindaco, lo aveva promesso al momento della candidatura, e mai nessun dubbio c’è stato in proposito. Correttamente (“mi sono attenuto pedissequemente al regolamento” ha dichiarato) il 29 luglio, nove giorni dopo la proclamazione a primo cittadino, avvenuta un mese dopo la vittoria, e quindi entro i 30 giorni stabiliti dalla legge, ha spedito una raccomandata alla giunta per le elezioni presieduta da Dario Stefano. Oggetto: “Comunicazione ai sensi dell’articolo 18 comma 1 del regolamento e articolo 68 quarto comma del decreto legislativo 267/2000”. Poche righe per comunicare che “il sottoscritto Cuomo” è stato “proclamato sindaco della città di Portici” e “pertanto, ai sensi delle citate norme, cessa dalle funzioni e dalla carica di senatore della Repubblica”. “Il sottoscritto – concludeva – resta in attesa delle determinazioni di codesta Giunta”.

Secondo il M5s questa lettera, spedita a uffici chiusi per la pausa estiva e quindi protocollata soltanto il 31 agosto (33 giorni dopo) è una manifestazione dell’intenzione di rimanere sindaco. Non l’ha pensata così la Giunta che ha dato tre giorni a Cuomo per chiarire definitivamente. “Si è resa responsabile di una decisione gravissima, cioè quella di regalare la pensione privilegiata che aveva già annunciato formalmente la cessazione dal suo incarico di senatore. È una vergogna” affermano i senatori grillini Maurizio Buccarella, Vito Crimi e Sergio Puglia. “Oggi la Giunta avrebbe dovuto semplicemente prendere atto della sua decisione e già domani darne comunicazione all’Aula del Senato. Invece con il voto di Pd e Forza Italia, sempre solidali quando si tratti di privilegi, la Giunta ha deciso che servono altri tre giorni per decidere sulla sua incompatibilità. Tre giorni per decidere di una cosa che lo stesso interessato ha già deciso?”.

“È chiaro – proseguono – che con questo rinvio, falsamente motivato, la Giunta ha voluto rimandare tutto a dopo il 15 settembre, ovvero la fatidica ‘data x‘ per far maturare a Cuomo la pensione dopo 4 anni e 6 mesi in Parlamento. Quindi Cuomo non sarà più senatore, ma la sua pensione se la prenderà comunque. Quella della Giunta è l’ennesima dimostrazione che i partiti si sentono Casta e che collaborano in maniera solidale per garantirsi a vicenda i propri privilegi, alla faccia dei cittadini italiani”. La nota si conclude con un invito al quasi ex senatore: “Cuomo dimostri di essere in buona fede quando dice di voler cessare dal mandato di senatore e rinunci al suo privilegio rispondendo oggi stesso alla richiesta della Giunta, senza aspettare i tre giorni che gli sono stati furbescamente regalati dai suoi sodali, altrimenti dimostrerà che la spedizione in piena pausa estiva della sua lettera di rinuncia era un trucco furbesco studiato proprio per ritardare le decisioni della Giunta”.

In serata il presidente del Senato Pietro Grasso ha diffuso una nota in cui sottolinea che “la concessione di tre giorni al senatore Cuomo per esercitare la propria opzione deriva da una autonoma decisione della Giunta della quale la presidenza del Senato non ha potuto che prendere atto. Naturalmente nulla vieta al senatore Cuomo di esercitare la sua scelta in tempo utile per darne comunicazione all’Assemblea nella seduta di domani 14 settembre”.

aggiornato da redazioneweb alle 20:50

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