Almeno un Verdini dentro al Partito Democratico c’è. Si chiama Tommaso, ha 27 anni ed è il figlio primogenito del presidente di Ala Denis, per vari mesi stampella del governo Renzi e prima ancora per anni braccio destro di Silvio Berlusconi e coordinatore del Popolo delle Libertà. Ma l’iscrizione al Pd, come scrive il Corriere della Sera, di Tommaso Verdini è di tre anni fa precedente alla fondazione dell’Alleanza Liberalpopolare per le Autonomie, trascrizione integrale della sigla creata al Senato da una costola del centrodestra. D’altra parte, ricorda lo stesso giornale di via Solferino, era stato lo stesso Denis Verdini a ammettere che Renzi a Firenze aveva rapporti più con i suoi figli che con lui, vista la differenza d’età. Ma Tommaso non vuole commentare: “È una scelta privata, vi prego di rispettarla. Non voglio creare polveroni” risponde al Corriere. Tommaso Verdini ha sempre votato per “Matteo“, da quando l’allora presidente della Provincia incontrava gli studenti dei licei.

Verdini jr è ora un imprenditore, è socio al 30 per cento di PaStation, ristorante specializzato in pasta, con progetti di nuove aperture anche all’estero, a partire da Londra. Tra gli altri soci di PaStation (col 15 per cento) c’è anche Aldo Gucci, figlio della compagna di Luigi Marroni, protagonista dell’inchiesta Consip come accusatore del ministro dello Sport Luca Lotti.

A marzo era girata la voce che il figlio del senatore ex berlusconiano potesse arrivare alla politica attiva attraverso una candidatura in Forza Italia, anche per via dell’identikit “perfetto”: imprenditore, giovane, “volto nuovo”, elegante. In realtà Tommaso Verdini era nella sfera Renzi da tempo: avrebbe voluto partecipare alla Leopolda, per esempio, ma “non lo feci solo per non creare imbarazzo a mio padre” raccontò. E poi l’ultima prova di fedeltà: la campagna per il Sì al referendum.

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