E’ desertico il panorama anche puntando verso Madrid. Ma c’è entusiasmo a bordo. Non solo perché Saragozza è bella assai, con la grande basilica di Nuestra Señora del Pilar e l’Aljaferia (l’edificio moresco considerato un capolavoro dello stile geometrico dell’architettura islamica) ma anche per il vivido ricordo dei churros immersi nella cioccolata calda alla churreria La Fama, in pieno centro storico. Siamo anche felici per aver fatto uscire indenne i 4,44 metri della vettura dal piano meno tre dello strettissimo garage cittadino, con l’aiuto di un addetto dell’albergo Sauce, dei sensori di parcheggio e della telecamera posteriore. I muri sono pieni di colori come un quadro di Piet Mondrian, perché toccare è un attimo.


L’altopiano che porta a Madrid è infuocato, e dopo il blitz nel pueblo romano di Medinaceli, strategicamente appollaiato su una altura a 1.270 metri slm (c’è anche un arco del I secolo) è il momento di azionare il massaggio dorsale a varie velocità incorporato nei sedili anteriori in pelle. Le schiene ringraziano. La nostra Picasso ha anche il tetto panoramico in vetro, che la rende luminosissima. Però adesso ci sono 40 gradi, mentre ci avviciniamo a Madrid, e preferiremmo un bosco fitto fitto di betulle, sopra le teste. Ci arrangiamo spremendo la climatizzazione bi-zona con lo stesso vigore che usa Froome con i suoi pretoriani del Team Sky.

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