“Atac resterà pubblica”. Nonostante la richiesta di concordato preventivo in continuità l’idea della giunta è di impegnarsi, contestualmente all’approvazione dell’ok alla procedura, a rinnovare il contratto di servizio in house alla società capitolina dei trasporti fino al 2024. Allo stesso modo, “verranno mantenuti i livelli occupazionali e salariali” dei circa 12.000 dipendenti, a fronte di un probabile incremento della produttività, ancora tutto da discutere con le parti sociali. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha riferito in Assemblea Capitolina sulle mosse dell’amministrazione a guida M5S sul fronte del risanamento della “società di trasporti più grande d’Europa”, come l’ha definita l’inquilina di Palazzo Senatorio. Un discorso preceduto di qualche ora da un incontro fra l’assessore alla Mobilità Linda Meleo con tutte le sigle sindacali presenti in azienda. A parte la Cisl, che sembra tendenzialmente allineata sulla posizione dell’amministrazione, tutte le altre hanno lamentato l’assenza di un coinvolgimento sulla decisione e si sono dimostrate contrarie alla scelta operata (“io non ho concordato”, recitava uno striscione della Cgil durante un sit-in fuori dal Campidoglio). “Abbiamo deciso di non sprecare altre risorse della cittadinanza”, ha detto Raggi durante il suo discorso in Aula Giulio Cesare, in riferimento all’inevitabile ricapitalizzazione, unica alternativa alla scelta di portare i libri in tribunale, mentre il neo assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, ha assicurato che i conti del Campidoglio sono “in grado di sostenere questa operazione”. La mozione approvata dall’Aula, tuttavia, non esclude l’ipotesi della ricapitalizzazione (il bilancio 2016 non e’ stato ancora approvato), comunque legata, eventualmente, all’approvazione della richiesta di concordato da parte del tribunale.

RAGGI ATTACCA: “NON CI VOLTIAMO DALL’ALTRA PARTE” Raggi in Assemblea è sembrata risoluta e ha ripetuto molte volte il concetto – sostenuto da un hashtag in sovrimpressione sui videowall dell’Aula – che “Atac (che ha 1,3 miliardi di debiti, ndr) deve restare e resterà pubblica”. D’altronde, l’azienda dei trasporti è in default tecnico da almeno cinque anni, tuttavia è stata sempre ricapitalizzata dalle precedenti amministrazioni comunali, ultima la Giunta Marino che aveva finanziato via Prenestina con 180 milioni di euro. “Potremmo rifinanziare la società – ha spiegato la sindaca – avallando l’ennesimo spreco di risorse pubbliche, senza cambiare nulla, magari a fronte di facili consensi e ritorni elettorali. E invece no: abbiamo messo le mani nel disastro ereditato”. Un dissesto provocato da un “rapporto malato tra il comune di Roma e Atac, tra la politica e le società partecipate che nel tempo si sono trasformate in bancomat della politica”. Un “circolo vizioso da interrompere con obiettivi precisi e inequivocabili: mantenere Atac pubblica, garantire i livelli occupazionali e salariali e risanare l’azienda per garantire ai cittadini un servizio efficiente e di qualità”. Anche sul fronte “privatizzazione”, la linea dell’amministrazione è chiara: “Potevamo trovare un partner privato – ha detto l’assessore Meleo – e questa è una cosa che tanto ci è stata richiesta, anche da altre parti politiche, ma una società privata non può essere controllata nel dettaglio dall’amministrazione. Mantenere l’azienda pubblica per noi è un punto fondamentale”. Punto confermato anche dal nuovo uomo dei Conti del Campidoglio, Gianni Lemmetti, reduce da un altro concordato in continuità, quello della livornese Aamps: “Nel momento in cui l’amministrazione decide di iniziare un processo di risanamento, questo ci da la possibilità di migliorare il più possibile questo modello cercando e riuscendo a mantenere solido il bilancio di Roma Capitale.

I SINDACATI CONFERMANO GLI SCIOPERI –  Oltre alla sfida difficile del concordato, l’amministrazione dovrà far digerire la scelta anche ai dipendenti, i cui sentimenti vanno dal “diffidente” all’ “agguerrito”. Poco prima degli interventi in Assemblea Capitolina, il Campidoglio ha diffuso una nota in cui si spiegava che “lo sciopero e’ stato congelato” in attesa “di un nuovo incontro”. Una versione parzialmente confermata dalle parti sociali, che non sono ancora convinte della soluzione prospettata, nonostante siano state recepite le richieste formulate. “Il rischio – ha spiegato Davide Fuligni, segretario della Filt Cgil – è che il prezzo del concordato lo paghino i lavoratori. Il piano deve passare al vaglio dei creditori che potrebbero richiedere sacrifici molto importanti che non permetteremo. Il concordato, ha sottolineato Fuligni, “funziona se ci sono le condizioni, e a oggi già ci sono condizioni di sicurezza all’estremo. C’è un imbuto molto stretto. Serve scongiurare sia un concordato con sacrifici incredibili, sia il fallimento”. In piazza a solidarizzare con i sindacati c’era anche l’ex assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, rimosso dall’incarico proprio per le sue posizioni contrarie sulla vicenda Atac.

I PROSSIMI PASSAGGI –  Dopo il passaggio programmatico in Assemblea Capitolina, nei prossimi giorni la Giunta Capitolina approverà una delibera con cui formalizzerà il mandato all’Assemblea dei Soci di Atac di inoltrare al tribunale fallimentare la richiesta di concordato in bianco, operazione che in totale richiederà una decina di giorni. La delibera, come detto, comprenderà – stando alle rassicurazioni fornite ai sindacati – l’impegno della Giunta a sottoscrivere con Atac un nuovo contratto di servizio in house con scadenza 2024 (rinviando dunque la gara pubblica prevista per il 2019) e a prevedere un nuovo piano industriale dove restino intatti i livelli occupazionali e salariali. La delibera dovrà essere poi recepita e approvata dall’Assemblea Capitolina, dopo il passaggio formale in Commissione mobilità.

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