Addio ai compiti a casa. Il diario dei bambini di 166 classi di cinque province italiane non sarà più riempito di frasi tipo “fare gli esercizi da pagina 60 a pagina 65”. I ragazzi della primaria e della secondaria che frequentano questi istituti faranno la loro attività post lezione direttamente a scuola. La sperimentazione partita dalla rete delle scuole biellesi che comprende venticinque realtà, si è estesa in tutta Italia: quest’anno parteciperanno al progetto 90 classi della provincia di Milano, 40 della provincia di Trapani oltre a Torino, Biella e Verbania. I genitori potranno finalmente tirare un sospiro di sollievo e non passare ore ed ore sui libri durante il pomeriggio e le serate. Il progetto portato avanti con la supervisione di un gruppo di professori di metodologia dell’Università di Salerno è decisamente all’avanguardia e fa da apripista: i ragazzi vanno a scuola al solito orario, vivono un tempo di accoglienza e svolgono la loro lezione seguendo per una o due settimane lo stesso argomento portato avanti dai docenti in maniera interdisciplinare. In sostanza per un periodo fanno italiano, poi si dedicano alla matematica riuscendo a coinvolgere i maestri o i professori che fanno le altre materie.

E i compiti? Si fanno in classe. “A casa c’è solo una revisione personale. Il lavoro post scuola è decisamente più leggero”, spiega Teresa Citro, dirigente dell’istituto comprensivo di Mongrando in provincia di Biella. Nella sua città già lo scorso anno erano state coinvolte 43 classi, ma quest’anno hanno deciso di puntare anche alle scuole medie coinvolgendo Verbania. “I genitori – spiega la preside – sono felici, hanno reagito bene. Di là di compiti sì, compiti no, pochi o tanti, hanno visto i bambini felici. Le famiglie ora partecipano molto di più alle iniziative della comunità scolastica: si è creato un clima di collaborazione dove il genitore non si rivolge per forza al dirigente”.

Un’idea che da quest’anno è stata portata avanti anche in Francia dove hanno abolito i compiti. Le esercitazioni extra da quest’anno si faranno in aula, in una manciata di ore aggiunte all’orario tradizionale. Il ministro all’Educazione Jean Michel Blanquer, dando corso alla “rivoluzione” annunciata in campagna elettorale dal neo presidente Emmauel Macron, ha messo mano alla riorganizzazione degli orari di lezioni e attività. In Italia, invece, da tempo il preside Maurizio Parodi aveva lanciato la battaglia contro i compiti ma per ora nessun ministro l’ha raccolta ufficialmente. Solo l’ex ministra all’Istruzione Maria Chiara Carrozza si era pronunciata in maniera sui compiti con quel: “Convincete i vostri insegnanti a non darvene troppi per le vacanze”. Ma non andò oltre. Ora al ministero dell’Istruzione guardano con attenzione a questa sperimentazione portata avanti in autonomia da queste scuole: nessuno in viale Trastevere ha ostacolato questo progetto ma nessuno si è preso nemmeno la paternità o maternità di questa sperimentazione.

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