Ha difeso la scelta di rimandare l’ambasciatore al Cairo 19 mesi dopo la morte di Giulio Regeni, perché “l’Egitto è un partner ineludibile per l’Italia”. Ha taciuto sulle “prove esplosive” che, secondo il New York Times, gli Usa hanno consegnato al governo Renzi sul coinvolgimento dei servizi segreti egiziani nell’omicidio del ricercatore friulano. E a chi gli ha chiesto conto del suo silenzio ha replicato: “Tutto già chiarito, non furono mai trasferiti elementi di fattoIl ministro degli Esteri Angelino Alfano, davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato, ha garantito l’impegno per una “verità vera e non di comodo”, ma ha dichiarato che è “impossibile” per il governo interrompere i rapporti con il presidente Al-Sisi. Sul tema si è espresso anche il presidente del Senato Pietro Grasso, dicendo che il ritorno dell’ambasciatore può migliorare la cooperazione: “Se non si hanno rapporti con L’Egitto è ancora più difficile. La cooperazione giudiziaria che è stata avviata così bene dalla Procura di Roma può avere nuova linfa da un rapporto ristabilito. Qualcuno lo definisce un caso politico, nel senso che Regeni è vittima di contrasti interni dello stesso Egitto. Noi dobbiamo mettere in atto tutti i mezzi possibile per cercare la verità come abbiamo sempre fatto”. Alfano in merito alle indagini ha detto: “I magistrati egiziani hanno soddisfatto in modo ancora parziale ma crescente le richieste contenute nelle rogatorie”. Parole fortemente criticate da parte dei deputati presenti. “Il discorso più ipocrita che io abbia mai sentito in questo Parlamento”, ha replicato il deputato M5s Alessandro Di Battista. Che ha sottolineato il silenzio sull’inchiesta del quotidiano americano: “Lei cita il New York Times quando mi attacca, ma oggi non lo ha mai citato”, ha detto. Critici anche i deputati di Sinistra Italiana (“Parole vuote”) e Roberto Speranza di Mdp: “Siamo troppo lontani dalla verità”. Per la Lega Nord è l’ennesima “figuraccia internazionale che fa dell’Italia una Repubblica delle banane”. A condannare l’intervento di Alfano non solo le opposizioni, ma anche il presidente dell’associazione Antigone Patrizio Gonnella: “Non contengono alcuna novità significativa, tale da giustificare il ritorno dell’ambasciatore. Il ministro degli Esteri ha ricordato, tra le altre cose, che il diplomatico Giampaolo Cantini ritornerà al Cairo il prossimo 14 settembre.

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Il ministro Angelino Alfano: “L’Egitto è un partner ineludibile”
Alfano nel suo intervento davanti alle commissioni riunite ha parlato della necessità di avere una “verità vera e non di comodo”. Il ministro ha però rivendicato la scelta di rimandare in Egitto l’ambasciatore: “L’Egitto è un partner ineludibile dell’Italia”, ha detto. “così come l’Italia è imprescindibile per l’Egitto. Ma questo non sarà mai un impedimento alla ricerca delle verità”. Secondo Alfano quindi, “il giorno del ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni i rapporti bilaterali hanno subito un duro colpo”, perché “l’omicidio Regeni è una grave ferita per le nostre coscienze, per tutti noi e per un intero paese”. Il titolare degli Esteri ha quindi aggiunto che “è impossibile per i nostri Paesi non avere un’interlocuzione politico-diplomatica di alto livello”. Quindi: “Vogliamo un rapporto con l’Egitto che sia corretto, reciprocamente rispettoso e veritiero. Il fatto che l’Egitto sia un Paese chiave nella regione e un partner privilegiato non sarà mai un impedimento alla ricerca delle verità sul caso Regeni”. Quindi ha affermato: “Noi vogliamo una verità vera e non di comodo”.

Per quanto riguarda le evoluzioni dell’inchiesta invece, ha dichiarato: “I magistrati egiziani hanno soddisfatto in modo ancora parziale ma crescente le richieste contenute nelle rogatorie. Un nuovo incontro tra le due procure dovrebbe svolgersi a settembre. Ho chiesto al mio omologo egiziano incontrato a Washington di fare in modo che gli atti su Giulio Regeni richiesti dalla procura di Roma le vengano trasmessi”. In merito a questo, Alfano ha detto che l’inchiesta non Continueremo a sostenere la ricerca della verità su Giulio Regeni in tutte le sedi, compresa “l’istituzione britannica per la quale Giulio stava compiendo la sua ricerca”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano alle Commissioni Esteri annunciando inoltre che l’ambasciatore Giampaolo Cantini avrà “un rapporto di collaborazione nella capitale egiziana con il collega britannico” proprio sul dossier Regeni.

L’ambasciatore Cantini ritornerà al Cairo il 14 settembre prossimo. Il ministro degli Esteri ha anche detto che per ricordare il ricercatore saranno messe in piedi alcune iniziative commemorative da parte del governo: “Giulio non sarà dimenticato e contro l’oblio gli sarà intitolata l’Università italo-egiziana”. E in conclusione, Alfano ha ringraziato chi si muove per mantenere alta l’attenzione sul tema: “Ringrazio qui tutti i gruppi per l’attenzione costante che hanno riservato a queste tematiche e per aver assunto un atteggiamento responsabile, reso coeso dalla profonda condivisione dell’obiettivo di fondo che unisce tutti noi, ossia giungere alla verità sulle circostanze che hanno condotto alla morte di Giulio Regeni, una verità vera e non di comodo, che identifichi i responsabili”.

Di Battista: “Ipocrita. E vergogna per i presidenti Casini e Cicchitto”. Casini: “Non siamo qui fare show”
Il primo a replicare al discorso di Alfano è stato il deputato M5s Alessandro Di Battista: “Il suo è il discorso più ipocrita che ho sentito da quando sono parlamentare”, ha esordito. “E’ una vergogna che lei sia venuto qui a riferire il 4 settembre dopo circa due settimana dalla pubblicazione dell’articolo del New York Times, giornale che lei cita costantemente per attaccare il Movimento 5 stelle”. Il grillino ha contestato il fatto che si sia aspettato l’inizio di settembre e la ripresa dei lavori parlamentari per affrontare il tema: “Avevate il dovere di convocare o la commissione o l’Aula prima dell’invio dell’ambasciatore italiano a Il Cairo. Tanti gruppi hanno chiesto questa audizione e non avete detto una parola per smentire un articolo che parlava di prove esplosive fornite dall’amministrazione Usa al governo Renzi” circa il “coinvolgimento dei servizi segreti egiziani nella tortura e nell’assassinio di Giulio Regeni”. Di Battista ha quindi attaccato i presidenti delle commissioni Casini e Cicchitto: “Anche voi, presidenti Casini e Cicchitto, siete corresponsabili, perché questa commissione doveva essere convocata il 23 sera, mentre oggi ci doveva essere anche il presidente del Consiglio. Pensate che l’intitolazione di aule universitarie possa risolvere qualcosa? Quando un Paese sacrifica un ragazzo torturato e ucciso sull’altare degli interessi economici è un Paese morto e l’ha ammazzato la vostra ipocrisia”. Pier Ferdinando Casini, interpellato direttamente, ha criticato l’intervento di Di Battista: “Noi non convochiamo le commissioni per fare degli show estivi. Noi abbiamo convocato la commissione per fare un esame dello stato dei rapporti dell’Italia con l’Egitto. Per cui caro Di Battista lei potrà anche vincere le elezioni ma se pensa di intimorirmi con questo linguaggio, si sbaglia di grosso. Riguardo poi alla convocazione dell’aula, questa è una competenza della presidente della Camera Laura Boldrini, alla quale va tutta la mia solidarietà”. Insoddisfatti anche gli esponenti di Sinistra italiana. “Parole vacue”, ha scritto su Twitter il capogruppo alla Camera di Si-Possibile Giulio Marcon. “Nessun impegno serio per la ricerca della verità. Dal ministro degli Esteri realpolitik sul caso Regeni: parole consolatorie per la famiglia di Giulio e di giustificazione per il governo egiziano. Inaccettabile”.

Il dem Zanda: “Impegno per la verità, ma giusto rimandare l’ambasciatore”
Per il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda “l’assassinio di Giulio Regeni è uno dei più terribili delitti a sfondo politico commesso all’estero, negli ultimi decenni, nei confronti di un cittadino italiano”. Il dem ha quindi chiesto il massimo impegno delle istituzioni nel chiedere la verità: “L’Italia non dovrà mai cessare di cercare la verità sinché non l’avrà ottenuta. Dobbiamo indagare con tutti i mezzi legali a nostra disposizione e per tutto il tempo necessario. Il Parlamento italiano ha il diritto di pretendere dal suo governo il massimo impegno nella ricerca della verità. Ma ha anche il dovere di garantire al governo la possibilità di utilizzare tutti gli strumenti politici e diplomatici che gli sono indispensabili per esercitare la pressione necessaria”.

Speranza (Mdp): “Comunicazione di Alfano non è sufficiente”
Per il leader di Articolo 1-Mdp e deputato Roberto Speranza la comunicazione di Alfano “non è sufficiente”: “La morte di Giulio Regeni rappresenta una delle pagine più nere e oscure della storia recente del nostro Paese”, ha detto. “Noi siamo assolutamente consapevoli della delicatezza di questa vicenda, così come lo siamo dell’importanza degli interessi italiani nel Mediterraneo” ma “la comunicazione del ministro Alfano non è sufficiente: sono passati 18 mesi e ancora siamo troppo lontani dalla verità”. Per Mdp il ritorno dell’ambasciatore al Cairo è “privo di una spiegabilità. Non appaiono alla nostra evidenza fatti che possano spiegare questo cambio di rotta. La sensazione che si è data è quella di una resa” e “di aver anteposto la realpolitik alla ricerca della verità”.

Lega Nord: “Ennesima figuraccia internazionale”
La Lega Nord ha invece parlato dell'”ennesima figuraccia internazionale del nostro governo”: “Ci sta riducendo ad un’Italietta da Repubblica delle banane”, ha detto il deputato del Carroccio Paolo Grimoldi. “Dopo un anno e mezzo riapriamo l’ambasciata italiana in Egitto, riapriamo totalmente i nostri rapporti diplomatici con uno Stato che, a distanza di un anno e mezzo, non ha fornito una risposta che sia uno sulle circostanze, e sul perché, Giulio Regeni sia stato sequestrato, torturato e ucciso. Abbiamo calato le braghe un’altra volta. Tradendo la memoria del povero Regeni. Almeno Alfano a questo punto si dia da fare, sfruttando il nuovo ambasciatore, per cercare di assicurare la massima trasparenza e collaborazione nella vicenda del cittadino italiano, il milanese Ivan Pascal Mauro de Leonardis, arrestato ad agosto a Marsa Alam con l’accusa di omicidio in circostanze ancora da chiarire e tutt’ora recluso in un carcere egiziano”.

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