550 chilometri Napoli-Versiliana, un solo pipì stop. Con il fiato corto, ma arrivo. In ritardo. Mi perdo la presentazione di Loft, la nuova piattaforma tv del Fatto. Sul palco c’è già Achille Lauro (pseudonimo per il rapper Lauro de Marinis), testa con extensions da rasta e braghe calate per lasciare in bella mostra l’elastico della mutanda Calvin Klein, sventola in mano la t-shirt per esibire addominali tatuati. Tra il pubblico c’è chi lo imita e si strappa di dosso la maglietta. Voce arrabbiata a ritmo rap spacca/timpani. Manda la società (madre di tutti i mali) a fare in c… e i ragazzi vanno in delirio. C’è tanta energia. Ma non ho l’età per sbattermi come loro. Cosa faccio mi tolgo la t-shirt pure io e mi butto nella bolgia? Cerco Peter Gomez tra la folla di agitati, non lo trovo.

Chiuse le danze oggi si confrontano le idee: Selvaggia Lucarelli su “Il meglio del peggio della web-politica” mentre Gianni Barbacetto conduce “La mafio-corruzione 25 anni dopo le stragi e Tangentopoli”.

Questa coda d’estate con temperature africane, prima del diluvio, ci riserva ancora una sorpresa. Anzi due.

Si chiama Teodor Currentziz, direttore d’orchestra alternativo/punkeggiante, che da Salisburgo sbarca al Festival di Ravello. Già dalla sua entrata in scena si capisce che abbiamo a che fare con uno a cui piace sguazzare fuori dagli schemi. Con passo solenne avanza con un coro in processione, lumicini in mano, lunghe sottane nere mosse dal vento e barbe folte, da farli assomigliare a popi ortodossi. Si dispongono in circolo, lui dal centro li dirige. Le voci, un’altalena di alti e bassi, bucano l’oscurità.

Quando invece attacca Il Requiem di Mozart, zompettante, gioioso (si addice per un requiem?) lo fa con tocco mozartiano. Ma lui si definisce un spirito rockettaro. E alle sue esibizioni i giovani si scatenano quasi come a un concerto dei Cold Play. Ecco questa è la sua missione: avvicinare il pubblico del rap alla musica classica.

Cala il sipario sulla sinfonica e il 16 settembre si apre sul vernissage di Sandro Chia, su 100 opere, la metà sono inedite e create esclusivamente per Ravello. Con questa mostra aperta fino ad autunno inoltrato il presidente della Fondazione Ravello, il filosofo Sebastiano Maffettone, si gioca la carta della destagionalizzazione, attirare turisti anche fuori stagione.

La seconda sorpresa si chiama Gianluca Terranova. Metti una sera a cena a casa dell’imprenditrice di design Dada Rocco, terrazza spalancata sul proscenio naturale di Marina Piccola di Capri, il maestro (dicono di lui il futuro Pavarotti) lancia un potente do di petto con Nessun dorma ai panfili ormeggiati. Tra questi la residenza galleggiante di Francois-Henri Pinault. Il duetto canoro continua con la moglie soprano Sabrina, ( “Siamo Albano e Romina della lirica”, la buttano lì) e guardandosi negli occhi, mano nella mano attaccano “Tu sì ‘na cosa grande pe’ me…”. Gianluca nasce con la musica pop e jazz ma il suo intento, come il Teodor, è quello di avvicinare la grande lirica alla generazione 2.0.

E per il tenore è già pronta una targa d’argento, grazie a (San) Gennaro Famiglietti, studio legale con saloni affrescati rococò dove ha sede l’Istituto di Cultura Meridionale. Immaginate adesso una gara di acuti tra il tenore e Guido Lembo sul palco di Anema ‘e core a suon di O’ sole mio e tammuriate. Applausi a chi urla di più.

Bello e bravo. Al quadrato. Dalla Certosa di Capri Alessandro Preziosi fa il pienone e canta uno struggente Malafemmina in un recital dedicato a Totò. Ringrazia Guido Lembo come suo mentore. La riconoscenza non è da tutti.

A fine spettacolo alla consegna di libro-illustrato-con-dedica da parte dell’assessore Alessandro fa: “E io che mi aspettavo non so una cittadinanza onoraria, un super sconto sugli aliscafi…”.

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