La Digos è tornata a perquisire il palazzo di via Curtatone a Roma, occupato per quattro anni da migranti e sotto sequestro dopo lo sgombero negli scorsi giorni. Il sopralluogo della polizia era finalizzato alla ricerca di documentazione che possa sostanziare l’ipotesi di un presunto racket sugli affitti all’interno dell’edificio. La procura romana, infatti, sta cercando di chiarire questa eventualità, alla luce di alcune ricevute e altri incartamenti ritrovati nello stabile negli scorsi giorni e ora analizzati dagli agenti. Gli agenti hanno fatto centro: all’interno, come prospettato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale nel decreto di perquisizione, sono stati ritrovati timbri con il sigillo dello Stato, ricevute di pagamento ed elenchi con clienti e “dipendenti” della struttura che – secondo gli investigatori – sembrava organizzata come una specie di condominio-ostello. Secondo quanto apprende ilfattoquotidiano.it, all’interno dello stabile c’erano anche una pelliccia di visone e dei maxi-televisori al plasma.

La documentazione confluirà in un’informativa da inviare ai magistrati e in parte già all’attenzione dei carabinieri che da tempo indagano sulla gestione delle occupazioni di alcuni stabili della Capitale. “Ma quale affitto? E con quali soldi? Spesso raccoglievamo soldi per pagare le riparazioni nei nostri appartamenti”, avevano spiegati alcuni dei profughi allontanati dallo stabile durante lo sgombero di giovedì, effettuato dalla polizia con metodi a lungo contestati. “Ma come si fa a pensare che qualcuno potesse pagare un affitto? Pochi di noi lavorano e poi c’era una sorta di auto-organizzazione per i lavori di manutenzione”, hanno ripetuto alcuni eritrei, ora accampati all’aperto nei pressi dei Fori Imperiali. La proposta dell’albergo è stata rifiutata dai rappresentanti dei rifugiati perché “temporanea e a rischio speculazione razzista”. Mercoledì ci sarà un tavolo con la prefettura per capire quali siano le possibili soluzioni per chi continua a dormire in strada.

Intanto Virginia Raggi ha spiegato su Facebook che il Comune sta definendo “una mappatura del patrimonio disponibile e indisponibile di Roma Capitale e dei beni confiscati alla criminalità: è il primo passo per valorizzare efficacemente gli immobili della città”. La sindaca di Roma fa riferimento al nuovo regolamento per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, in arrivo in aula Giulio Cesare. Il Comune ha acquisito circa 70 stabili confiscati, alcuni dei quali saranno utilizzati anche per finalità sociali e abitative, ad esempio per ospitare persone con fragilità, come donne sole o anziani disagiati.

Nel frattempo si è svolto l’incontro al ministero con l’Anci. Il segretario generale Veronica Nicotra dice che “sul fronte delle risorse è difficile quantificare perché bisognerebbe fare una mappatura particolareggiata degli immobili privati che nel frattempo sono stati occupati. E francamente non credo che questo dato esista. In questo senso i dati pubblicati da alcuni organi di informazione francamente non so da dove siano stati presi”.

Ha collaborato Vincenzo Bisbiglia

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