“No tinc por, no tinc por” gridano migliaia di persone in piazza della Catalogna, a Barcellona, subito dopo il minuto di silenzio per l’attentato sulle Ramblas. Non abbiamo paura, urlano in catalano. L’orgoglio passa dalla lingua, ma da oggi e per un po’ di tempo resterà solo lì. Uno accanto all’altro si ritrovano il re Felipe VI, il presidente del governo Mariano Rajoy, il presidente della Catalogna Carles Puigdemont, che fino a pochi giorni fa continuavano a guardarsi male da lontano – anche a colpi di comunicati – per la vicenda del referendum per l’indipendenza di cui Puigdemont è stato finora il più fiero portabandiera. Ma tutte le questioni politiche sembrano rimpicciolite di un colpo, tutti si ritrovano uniti, un po’ come era accaduto in Francia dopo il Bataclan. Oltre a Rajoy, c’erano i leader di tutti i partiti principali, il socialista Pedro Sànchez, il segretario di Podemos Pablo Iglesias e quello di Ciudadanos (barcellonese) Albert Rivera. “Tutta la Spagna è Barcellona – aveva detto ieri il re Felipe VI – Le Ramblas torneranno a essere di tutti”. E si è cominciato già oggi.

Secondo il Comune almeno 100mila persone hanno partecipato all’omaggio di plaça de Catalunya: 30mila in piazza e altre 70mila nelle città vicine. Una concentrazione spontanea che ha riunito gli abitanti della capitale catalana e i turisti che si sono uniti alla folla. Tra i partecipanti anche i rappresentanti di tutte le confessioni religiose, compresa quella musulmana. Il minuto di silenzio è stato replicato in tutti i Comuni spagnoli. A Madrid si è tenuto in plaza de Cibeles. Alla stessa ora si è tenuto un minuto di raccoglimento anche a Bruxelles, con il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, e le bandiere a mezz’asta. Anche il Quirinale, come già a Palazzo Chigi e alla Camera, bandiere a mezz’asta in segno di solidarietà e partecipazione al lutto.

Dopo il minuto di silenzio alla presenza del capi dello Stato e del governo la folla di alcune migliaia di persone in plaça de Catalunya si è sciolta in un lungo applauso. No tinc por, no tinc por hanno continuato a urlare, anche se si è sentito qualcuno che ha usato il castigliano, “No Tengo Miedo”, Non ho paura, di nuovo. All’omaggio hanno partecipato anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, eletta con liste di sinistra (Podemos compresa) e convinta sostenitrice di un’integrazione possibile con immigrazione e accoglienza. “Barcellona città di pace – aveva twittato dopo l’attentato – Il terrore non ci farà smettere di essere ciò che siamo: una città aperta al mondo, coraggiosa e solidale”. Dalle prime ore della mattina, in molti si sono avvicinati nel punto dell’attentato lasciando candele e fiori.

Nella più famosa piazza di Barcellona, a pochi metri dall’inizio della Rambla, sono accorsi tutti, giovani ed anziani, abitanti della città e turisti di tutte le nazionalità per dare un chiaro segnale di risposta al terrorismo. Il presidente catalano Puidgemont, tra gli applausi ha percorso tutta la Rambla a piedi, scortato da un ingente numero di guardie del corpo. Un solo piccolo momento di tensione, a Plaça de Catalunya: quando una signora ha sventolato una bandiera spagnola, tutti hanno fischiato, giudicando la scelta inopportuna

Seguiti da migliaia di persone il re Felipe, con Rajoy, Puigdemont e Colau, hanno simbolicamentericonquistato” in corteo la Rambla ferita. “No tinc por”, non ho paura, era ancora una volta lo slogan scandito dagli abitanti di Barcellona e i numerosi turisti che hanno seguito le autorità spagnole sulla principale passeggiata della città.

La lotta contro il terrorismo “è il primo problema dell’Europa”, ha detto il premier Rajoy dopo un vertice di crisi con il governatore Puigdemont. I due hanno presieduto un vertice di crisi al quale hanno partecipato, oltre alla sindaca Colau, anche la vicepremier Soraya Saenz de Santamaria e il ministro degli Interni Juan Ignacio Zoido. “Dal punto di vista della polizia, il principale obiettivo è catturare i responsabili”, ha aggiunto Rajoy. “Gli obiettivi sono molteplici, il più importante è occuparsi delle persone ferite e delle loro famiglie. Molte persone morte o ferite sono straniere”. Secondo il capo del governo di Madrid, comunque, “vinceremo la battaglia contro il terrorismo”. “Bisogna trasmettere un messaggio di unità – ha concluso – Ciò che ci rende più efficaci nella lotta al terrorismo è che tutte le forze politiche siano unite, e i dirigenti politici con cui ho parlato son disponibili”.

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