Prima le autocertificazioni da presentare entro il 10 settembre. Poi le certificazioni vere e proprie entro il 10 marzo 2018. Una circolare del ministero della Salute ha ribadito oggi che i bambini che non sono vaccinati non potranno frequentare asili nido e scuole dell’infanzia, ma il compito di dimostrare che i loro figli sono in regola con le 10 vaccinazioni obbligatorie previste dalla nuova legge è innanzitutto a carico delle famiglie. E poi del personale scolastico, che dovrà valutare la documentazione senza averne la competenza. Il presidente dell’Anci – Associazione nazionale comuni italiani – e sindaco di Bari, Antonio Decaro solleva il rischio caos e propone una via alternativa: “Le scuole forniscono gli elenchi degli iscritti alle Asl e queste verificano che quei bambini siano stati sottoposti alle vaccinazioni”. Una soluzione prevista peraltro anche dalla legge, ma solo a partire dall’anno scolastico 2020-21. Tre anni in cui viene richiesto ai genitori di produrre, e ai responsabili delle scuole di raccogliere, delle certificazione che di fatto “sono già in possesso di un’altra pubblica amministrazione, la Asl”.

“I tempi sono stretti – denuncia Decaro – rischiamo di ritrovarci il 10 settembre con le famiglie in coda prima agli sportelli delle Asl e poi davanti alle scuole. In attesa che magari insegnanti o bidelli siano costretti a interpretare le certificazioni”. Una corsa contro il tempo, aggravata dal carico di lavoro aggiuntivo in arrivo sui centri vaccinali, come denunciato dal fattoquotidiano.it. Il rischio infatti è l’intasamento, per via dell’aumento dei vaccini obbligatori e del nuovo calendario vaccinale in vigore da quest’anno, per cui ogni neonato da 0 a 15 mesi deve effettuare 8-9 sedute vaccinali, il doppio rispetto alla situazioni precedente. “Il personale attualmente in carico non è sufficiente per una mole di lavoro di questo genere. Stiamo lavorando al limite delle nostre possibilità”, ha detto al fatto.it Catia Borriello, responsabile di funzione vaccinazione dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano.

“Sarebbe sufficiente – spiega Decaro – consentire di anticipare il regime definitivo, che è basato sullo scambio di dati tra le amministrazioni. Iter che dovrebbe essere prassi in tempi di digitalizzazione della pubblica amministrazione”. In base alla legge, infatti, in questa fase transitoria la produzione di autocertificazioni e certificazioni è appunto a carico delle famiglie. E al personale comunale degli asili nido e delle scuole dell’infanzia toccherebbe una valutazione per la quale non è qualificato. Soltanto dall’anno scolastico 2020-21 è previsto invece che  siano direttamente le Asl a fornire alle scuole queste certificazioni. “Non si capisce come mai siano necessari tre anni per mettere a regime un sistema di comunicazione e trasmissione dati tra le pubbliche amministrazioni – afferma Decaro – la strada per l’applicazione della legge sui vaccini obbligatori può essere molto più semplice, si tratta solo di tracciarla”.

In considerazione di queste criticità – continua il presidente dell’Anci – “abbiamo fatto presente anche che la sanzione, in caso di mancata produzione del certificato, non dovrebbe essere l’allontanamento dei bambini, il 10 marzo, ad anno quasi terminato”. Per questo l’associazione dei comuni sta per redigere “un protocollo da condividere con i ministeri della Salute e dell’Istruzione e con la Conferenza delle Regioni”. Sul modello di quanto sperimentato altrove, per esempio a Frosinone tra Asl e Ufficio scolastico regionale, il protocollo stabilirà che si diano indicazioni univoche ai territori, affinché si anticipi la previsione secondo la quale le scuole e i servizi educativi trasmettono alle Asl solo l’elenco degli iscritti e le autocertificazioni presentate dai genitori. La produzione e il controllo dell’effettivo possesso dei certificati, invece, vengono affidati alle stesse Asl che poi informano le scuole.

Articolo Precedente

Vaccini, il ministero: “Niente nido né materna per i bambini che non li fanno. Pagare la multa non basta”

next
Articolo Successivo

Scuola, ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: “Portare l’obbligo a diciotto anni”

next