Fake news, discriminazione, hater. La concezione nazional-popolare del digitale è un coacervo di preconcetti e allarmismi. Vuoi perché chi fa giornalismo sa che la paura vende più della serenità. Vuoi perché chi esprime opinioni sul digitale spesso non lavora nel settore. Il risultato finale è una fotografia catastrofica e irreale di un universo professionale che, a un Paese come l’Italia, può dare molto. Da qualunque punto di vista.

Ci sono spazi di coworking italiani come Talent Garden e Copernico che raccolgono ingenti capitali da investitori internazionali per mettere in connessione le migliori menti italiane. Ci sono agenzie di comunicazione italiane come Sun-TIMES e Caffeina che curano il brand, la pubblicità e le vendite di clienti internazionali. Ci sono infine marketplace italiani come ePrice e Yoox che grazie all’e-commerce hanno creato dei veri e propri imperi online.

Il filo rosso che lega questi mondi è la capacità del digitale di far arrivare soldi dall’estero all’Italia, a beneficio delle imprese e dei lavoratori nostrani. Perché saper usare Internet significa poter generare ricchezza, pur restando a volte comodamente in patria.

Snodo fondamentale per lo sviluppo dell’industria digitale sono gli eventi di settore. Nell’attuale economia delle relazioni, l’accesso fisico a tecnici e manager rappresenta un valore inestimabile. E-mail e social network consentono, sì, di stabilire un primo contatto online. Ma è solo con l’interazione diretta, tipica di speech e business matching, che la relazione si completa.

I tecnici italiani possono incontrare esperti internazionali e scoprire le ultime novità dei rispettivi settori – dal marketing all’informatica – arricchendo professionalmente se stessi e le aziende per cui lavorano. I manager italiani possono stringere partnership con aziende estere, capire in che direzione stia andando il mercato ed entrare in contatto con i migliori talenti, da reclutare come collaboratori o consulenti.

“A livello di Paese, sicuramente avremmo un beneficio se i vari player di mercato, grandi o piccoli che siano, riuscissero a rimanere realmente aggiornati sulle novità e sulle possibili nuove opportunità che il mondo tech & digital offrono quotidianamente” – a parlarmi è Luca La Mesa, che ha lavorato nel marketing per Unilever e Procter & Gamble e che solca abitualmente i palchi dei migliori eventi di settore in Italia.

“Il vero tema è l’equilibrio tra contenuti, networking e tempo dedicato all’aggiornamento – prosegue La Mesa. Nel 2016, ad esempio, ho investito in un progetto che mira a democratizzare il mondo della formazione. Parlando con il fondatore, mi ha molto colpito una sua provocazione. L’idea è che in futuro agli eventi non si andrà per “ascoltare” uno speaker, ma si arriverà già preparati sul tema, avendo magari visto l’intervento online, e lo speaker dovrà rispondere dal vivo alle domande più importanti sul tema di cui è esperto”.

Fa bene La Mesa a insistere sul tema della formazione, tema quanto mai caldo in un sistema accademico, come quello attuale, in cui le Facoltà di Comunicazione, marketing e business di tutto il mondo sembrano essere rimaste anni indietro rispetto alle reali esigenze del mercato del lavoro. È in questa finestra culturale, in questo spazio lasciato bianco, che gli eventi tech & digital trovano terreno fertile. “La formazione digitale non è mai stata così ricca di opportunità – aggiunge La Mesa. Da qualunque piccola città o paese del mondo che abbia accesso a Internet, si può avere accesso gratuito ai corsi delle più importanti università del mondo. Talvolta però è utile incontrarsi dal vivo, approfondire e creare sinergie”.

Dopotutto, gli eventi di settore rappresentano l’occasione per connettere i professionisti su scala e per mettere in mostra i migliori cervelli, italiani e non. Perché salire su un palco di questo calibro significa offrire se stessi e la propria competenza all’intera comunità. Ed è proprio sulla capacità di comunicare al mondo la propria competenza, che Luca La Mesa avanza una fondata critica ai relatori italiani tech & digital: “Come in altri paesi, abbiamo sia eccellenze che speaker meno preparati. Il vero dramma è la lingua. Quando hai qualcosa di importante da dire è un vero peccato non poterla rendere disponibile facilmente in inglese in tutto il mondo – conclude La Mesa. I contenuti e la capacità di diffonderli sono purtroppo due lati complementari che vanno curati allo stesso modo. Dove una delle due aree è più debole, è importante studiare come migliorarla”.

Nella speranza che la classe dirigente riconosca il valore del settore digitale e della lingua inglese, investendo massicciamente in entrambi i campi, di seguito proponiamo i principali eventi di settore che consentiranno a manager, professionisti e semplici interessati di restare aggiornati sullo stato dell’arte da qui alla fine dell’anno:

1. Philip Kotler Marketing forum, 6 e 7 ottobre, Milano;

2. Mashable Social Media Day, dal 19 al 21 ottobre, Milano;

3. Futureland, 9 e 10 novembre, Milano;

4. Iab Forum, 29 e 30 novembre, Milano.

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