Dopo le denunce via facebook dell’ex assessore Angela Marcianò, nell’ufficio del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà (Pd) sono arrivati i carabinieri. Li ha mandati il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni. Sulla sua scrivania è finito il lunghissimo post della neo componente della segreteria nazionale del Partito Democratico che, in rotta di collisione con il primo cittadino, dopo essere stata defenestrata dalla giunta comunale si era sfogata sul social network. Un redde rationem che fino a ieri aveva il sapore di uno scontro politico tutto interno al Pd e che oggi assume, invece, le sembianze di un ordine di esibizione emesso dalla magistratura e notificato dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio.

I militari si sono fatti consegnare dalla segreteria del sindaco tutti gli incartamenti delle vicende a cui la Marcianò ha fatto riferimento e che gettavano ombre sull’amministrazione Falcomatà. I documenti e le mail della pec istituzionale, adesso, sono al vaglio della Procura che vuole capire se, dietro le frasi della Marcianò, si nascondono comportamenti penalmente rilevanti e chi li ha commessi. Ex collaboratore del procuratore Nicola Gratteri, la Marcianò era stata chiamata da esterna a ricoprire il ruolo di assessore alla Legalità e ai Lavori pubblici.

Nel suo post aveva accennato alla “vergognosa vicenda dell’hotel Miramare affidato all’amico del sindaco senza nessuna procedura di manifestazione di interesse e con l’autorizzazione ad eseguire lavori senza autorizzazione da parte della Soprintendenza, che è obbligatoria nel caso di immobile di pregio storico ed architettonico, al Parco Caserta venduto a privati in maniera assolutamente illegittima, alla delibera sul sistema della mobilità che mandò in rivolta mezza città, alla vicenda dei lavori arbitrari sul corso Garibaldi e sulle vicende del sequestro penale in cui mi sono ritrovata e che faticosamente ho dovuto risolvere, assumendo l’impegno personale di ripristinare la legalità sia con la Soprintendenza che con il pm procedente”.

Frasi scritte dalla Marcianò che toccano un nervo scoperto: “Ricordo ancora – sono state sempre le sue parole – la vicenda del canile municipale di Mortara, quella del trasferimento della nuora di un boss a Palazzo San Giorgio, della presenza a Palazzo San Giorgio di Paolo Romeo (ritenuto testa pensante della ‘ndrangheta e imputato del processo Gotha, ndr) ‘invitato’ come consulente ed amico di taluno e forse di tanti (come emerso dai fatti giudiziari) sulle vicende della città metropolitana che stava per nascere. Penso ancora alla fase attinente la preselezione della new-co Castore e Polluce (società in house del Comune, ndr), al licenziamento illegittimo della vigilessa e da ultimo al trasferimento ritorsivo dei funzionari assegnati ai lavori pubblici, guarda caso tra i più operativi del mio settore, che ha mandato in tilt settori nevralgici dell’amministrazione, tanto da costringere il dirigente Romano a darne immediata comunicazione al Prefetto”.

Quando ha denunciato “le nefandezze” di Marcello Cammera (l’ex dirigente comunale arrestato nell’inchiesta “Reghion” e imputato nel processo “Gotha”), “non riuscivo ad ottenere nessuna risposta nel merito (forse anche perché un familiare di questi era un candidato della maggioranza)”. Mentre Falcomatà, per far fronte alle polemiche con la Marcianò, ha inviato un esposto alla segreteria nazionale e alla commissione di garanzia del Pd, nei giorni scorsi una posizione l’ha presa Matteo Renzi andato a Diamante per la presentazione del suo libro, organizzata dal segretario regionale Ernesto Magorno. In prima fila, c’era la Marcianò. Rivolgendosi all’ex assessore, Renzi ha affermato: “Sono desideroso di lavorare con lei a Roma”.

E il renziano Falcomatà? Non c’era. “Resta il nostro sindaco a Reggio Calabria, – è stata la frase del segretario del Pd – ma ognuno è responsabile delle scelte adottate”. Se la commissione di garanzia del Pd è in ferie, la Procura di Reggio no. E i carabinieri bussano a Palazzo San Giorgio.

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