Oltre 8,5 milioni di euro sono stati sequestrati all’ex presidente del Siena Calcio Massimo Mezzaroma al termine delle indagini sul fallimento del club toscano, che non si iscrisse al campionato di Serie A nel giugno 2014. I reati ipotizzati dai pm della procura di Siena e dagli investigatori della Guardia di finanza sono bancarotta fraudolenta patrimoniale mediante distrazioni di denaro, false comunicazioni sociali e per pagamenti preferenziali. All’imprenditore romano – indagato assieme ad altre 10 persone – vengono contestati anche reati fiscali per dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti e omessi versamenti di imposte, nonché il reato di accesso abusivo al credito. Per questo, i finanzieri hanno bloccato disponibilità finanziarie trovate sui conti correnti, immobili a Roma e quote di partecipazione di alcune società del gruppo.

Tutto ruoterebbe – stando all’inchiesta – attorno alla cessione del marchio del marchio Ac Siena a una nuova società, con sede a Roma, creata appositamente per quell’operazione e di fatto mai operante. La B&W Communication – costituita nell’ottobre 2011 e in parte riconducibile allo stesso Mezzaroma – stipulò il contratto d’acquisto nel dicembre 2011 salvo sospendere l’operazione in attesa di un finanziamento. Che arrivò, poi, dalla Banca Monte dei Paschi di Siena. L’istituto senese, che all’epoca versata già in una profonda crisi finanziaria, a fronte della sola garanzia dello stesso marchio – sopravvalutato in 25 milioni di euro a fronte di un valore effettivo, stimato da perizia giurata, pari al massimo a 4-5 milioni di euro – erogò un finanziamento di 22 milioni alla B&W.

Contestualmente alla cessione del marchio, la società acquirente ha stipulato un contratto di affitto del marchio stesso, con la Ac Siena che, quindi, per utilizzare il proprio marchio si ritrovava a pagare un canone mensile, di valore pari alla rata del mutuo che la newco doveva restituire a Mps, finanziante l’operazione. Sulla base di ciò si è contestata l’esecuzione dell’operazione perché finalizzata a consentire alla società calcistica un finanziamento che altrimenti non avrebbe potuto ottenere, a causa del grave stato di dissesto economico in cui versava: il bilancio 2010-2011 riportava già perdite per oltre 20 milioni di euro.

La cessione del marchio ricalca in pieno l’operazione portata avanti dalla società di basket Mens Sana Siena e finita al centro dell’Operazione Time Out della procura, ora in fase di udienza preliminare. Anche in quel caso, come svelato da un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, il marchio era stato acquistato (strapagandolo) dalla Brand Management grazie a un finanziamento di Mps. Per quanto riguarda la società calcistica, a distanza di alcuni mesi dalla mancata iscrizione al campionato, dopo aver tentato la strada del concordato preventivo, rigettato dal Tribunale di Siena per mancanza di garanzie, era stata dichiarata fallita. Nel frattempo erano già partite le indagini.

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