È agli arresti domiciliari da questa mattina l’infermiera veronese fermata e accusata di aver somministrato nel marzo scorso della morfina a un neonato, senza alcuna prescrizione medica. Il gip ha accolto l’istanza presentata dal legale della donna, l’avvocato Massimo Martini, a conclusione dell’interrogatorio di garanzia di venerdì scorso. “Adesso è più serena” ha detto il legale riguardo alla sua assistita, ricordando che la stessa si è detta totalmente estranea alle ipotesi d’accusa avanzate in sede di interrogatorio. Il bambino, andato poi in crisi respiratoria per overdose, era stato salvato grazie alle stesse indicazioni date ai medici dall’operatrice sanitaria riguardo all’uso di un farmaco antioppiaceo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la donna ha somministrato morfina al bambino nella notte tra il 19 e 20 marzo scorsi per “farlo stare tranquillo”. Il neonato era ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Civile di Verona, era in buone condizioni di salute, non era sotto effetto di farmaci e sarebbe stato dimesso il giorno dopo. Il farmaco ha causato al bambino ripetute crisi respiratorie tali da trasferirlo in una stanza di cura intensiva per praticargli manovre di rianimazione. Qui, in piena emergenza, la stessa donna ha ordinato la somministrazione di un medicinale antagonista della morfina. Una mossa che al tempo stesso ha permesso di salvare il neonato e capire cosa effettivamente fosse accaduto. La vicenda è stata scoperta quando, una volta fuori pericolo, il bimbo è stato sottoposto ad alcune analisi, da cui è emersa la presenza di oppioidi nel sangue.

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