Si è fermata al largo dell’isola e non è entrata nel porto, la nave Prudence di Medici senza frontiere che, con a bordo 127 migranti salvati al largo della Libia, era diretta a Lampedusa. Le persone soccorse sono state trasferite su due imbarcazioni della Guardia costiera. Un mancato attracco che sembrerebbe rispondere alle nuove regole previste dal codice di regolamentazione delle ong voluto dal ministro Marco Minniti, secondo cui le organizzazioni che non lo sottoscrivono “sono fuori del sistema di soccorso” e quindi non hanno accesso ai porti. Tutto smentito però da Loris De Filippi, presidente di Msf: “Nessun divieto di entrare a Lampedusa. C’è stato un normale trasbordo dei migranti dalla Prudence a due unità della Guardia costiera. Come è accaduto tante altre volte e come, mi auguro, continui ad accadere per il miglior funzionamento dei salvataggi in mare”.

In effetti, l’ipotesi di un divieto di attracco suona strano, perché, se applicato, il codice di condotta prevede il divieto anche delle operazioni di trasbordo, come quella effettuata da Msf sotto il coordinamento e con la collaborazione della Guardia costiera. “E’ stata una situazione normalissima – spiega De Filippi – come tante altre volte, siccome la Prudence è grossa e non entra facilmente a Lampedusa, d’accordo con la Guardia costiera, è stato deciso il trasbordo al largo”. Il presidente di Msf precisa ancora che, nonostante la mancata firma del codice da parte della Ong, “non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione su un supposto divieto di attracco a Lampedusa”.

“Finché qualcuno, la Procura di Trapani o il ministro Minniti non diranno qualcosa sul da farsi, noi andremmo avanti come abbiamo sempre fatto”, continua De Filippi. Secondo indiscrezioni rese note da Corriere della Sera, Messaggero e Mattino, anche Msf sarebbe nel mirino degli investigatori, nell’ambito delle indagini che hanno portato al sequestro della nave Iuventa di Jugend Rettet. “La questione è molto semplice – dice da parte sua De Filippi – ci sono le leggi internazionali che regolano tutto quello che accade in mare. Noi le abbiamo sempre rispettate e le rispetteremo sempre. Poi c’è un codice proposto dal governo italiano alle ong che contiene due punti (su tredici) che noi non abbiamo accettato: le armi a bordo e il divieto di trasbordo”. “Se ci costringeranno – conclude – piuttosto che arrivare allo scontro, smetteremo di fare salvataggi in mare”.

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