Qualcuno l’ha definito Turismo borroka, come a voler evocare il movimento basco che negli anni 90 diede vita alla Kale borroka (lotta di strada), gruppi di giovani che nei centri della regione basca e della Navarra attaccavano a volto coperto autobus del trasporto urbano per danneggiare beni di uno Stato percepito come nemico. Aggregazioni giovanili che, per anni, hanno alimentato l’ala politica e, in taluni casi, militare dell’indipendentismo basco, una sorta di cantera della sinistra radicale.

Il fenomeno che, da qualche settimana, sta prendendo piede a Barcellona presenta solo qualche affinità con i trascorsi eventi politici dei Paesi Baschi, incappucciati hanno individuato quale bersaglio della loro azione i bus a due piani scoperti che accompagnano i turisti lungo le rotte cittadine. E’ la lotta al turismo di massa l’obiettivo dei membri di Arran, collettivo politico catalano con una stella a cinque punte come logo e un sito web sul quale campeggiano tre termini chiari, un vero programma politico: indipendenza, socialismo, femminismo. Sono loro ad aver pubblicato i video degli assalti ai bus turistici, eseguiti con le stesse modalità, intimidazioni ai conducenti con coltelli, evacuazione forzata dei mezzi, l’ampio lunotto imbrattato con spray per lasciarvi uno slogan significativo “il turismo uccide i quartieri”.

Da qualche tempo, il turismo low-cost è vissuto con sofferenza nella capitale catalana, è sufficiente una visita al sito di Airbnb per rendersi conto di come l’offerta di alloggi risponde con difficoltà ad una domanda turistica in costante crescita, oggi il settore incide per il 12% sul Pil cittadino (le previsioni dicono che in tutta la Spagna quest’anno i turisti supereranno la cifra record dei 75 milioni).

Non c’è angolo di Barcellona che non metta sul mercato appartamenti turistici con prezzi in aumento. E’ sufficiente una passeggiata nel barrio Gotico o nel Born per rendersi conto di come interi stabili siano riservati al turismo “mordi e fuggi”, fonte del “turismo de borrachera” (delle sbornie) che fa crescere il disagio dei residenti.

Per limitare i danni di fenomeni come questo, la piattaforma Airbnb ha introdotto nella propria area web una pagina: Airbnb y tu vecindario (Airbnb e il tuo vicinato), un format anonimo che consente di segnalare un affitto turistico senza licenza, rumori, occupazione di spazi comuni e molestie di ogni sorta.

Il municipio, guidato da Ada Colau, ha avviato una campagna per ridurre le licenze degli appartamenti turistici, affidando ad uno speciale corpo di ispettori il compito di scovare, con un autentico porta a porta, gli alloggi dati in fitto illegalmente (si calcola che quelli legali siano 9600, oltre seimila gli affittacamere senza licenza).

Un’invasione che ha modificato i suoni, il lessico nelle strade, i ritmi delle domeniche, i rapporti nei condomini. Non c’è palazzo del centro nel quale non si trovi una bacheca all’ingresso con affisso il decalogo della buona convivenza, un insieme di norme speciali fissate per regolare i rapporti dei residenti con gli stranieri, i transeunti della confusione.

Non sorprende che sui balconi di tanti palazzi del centro si leggano cartelli Cap pis turistic (No agli appartamenti turistici) mentre parte della facciata di un edificio del quartiere Gracia è coperta da un grande striscione Tourists stay at hotels, the apartaments are for living in.

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