Se la cavò, ma non per questo non ha responsabilità e la sua storia può essere rievocata. Protagonista di una decisione della Cassazione è Vittorio Emanuele di Savoia. Il diritto all’oblio “si deve confrontare col diritto della collettività ad essere informata ed aggiornata sui fatti da cui dipende la formazione dei propri convincimenti, anche quando ne derivi discredito alla persona titolare di quel diritto, sicché non può dolersi Savoia della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione”, come la morte di Dirk Hamer nel 1978, tanto più che Vittorio Emanuele “è figlio dell’ultimo re d’Italia e, secondo il suo dire, erede al trono”. È la riflessione dei giudici della Cassazione che non solo negano il diritto all’oblio del Savoia ma ritengono che non sia esente da responsabilità “civilistiche ed etiche” per quell’omicidio.

Il fatto che i giudici francesi abbiano assolto Vittorio Emanuele di Savoia dall’accusa di omicidio volontario del giovane tedesco “non significa però” che il ‘principè “sia esente da responsabilità sotto ogni altro profilo, giacché assume pur sempre rilievo” “civilistico ed anche etico” che quella morte “avvenne nel corso di una sparatoria a cui partecipò Savoia, al di fuori di ogni ipotesi di legittima difesa”. I supremi giudici ricordano anche che Savoia intercettato “rese una confessione” sulla vicenda. Intercettazione che il fattoqutidiano.it ha pubblicato il 24 febbraio del 2011 (ASCOLTA AUDIO). In quella intercettazione, quando era detenuto a Potenza per un’inchiesta sul gioco d’azzardo per cui era stato assolto, diceva: “.. il processo, anche se io avevo torto … torto… Devo dire che li ho fregati… Il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere. Ero più che sicuro… mi hanno dato sei mesi con la condizionale: sei mesi, c’era un’amnistia, non l’hanno neanche scritto! Sono uscito!”.

“Pertanto – scrive la Cassazione confermando l’assoluzione dell’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro e di un giornalista dall’accusa di aver diffamato il Savoia definendolo ‘quello che usò con disinvoltura il fucile all’isola di Cavallo, uccidendo un uomo’ – se la conclusione, nel 1991, della vicenda giudiziaria, iniziata con l’accusa di omicidio volontario, non consentì alle autorità francesi di muovere contestazioni ad altro titolo (non è dato sapere se per il principio del ‘ne bis in idem‘, o per lo spirare dei termini prescrizionali, oppure per l’irrilevanza penale della condotta), non per questo risulta illegittimo, e quindi diffamatorio, ogni collegamento” del Savoia con ‘l’incidente’ dell’isola Cavallo (18 agosto 1978) dato che “questo collegamento è pacifico nella sua materialità”. Dunque, è espressione di opinione critica “certamente legittima” l’articolo del 13 ottobre 2007 “ove si era voluto rimarcare che la partecipazione di Savoia alle celebrazioni per la riapertura della reggia di Venaria era, stanti i trascorsi del personaggio, quantomeno inopportuna“.

I supremi giudici hanno esaminato la sparatoria avvenuta all’isola di Cavallo nell’agosto del 1978, a seguito della quale, dopo quattro mesi, morì Hamer di 19 anni. “Gli elementi indiziari utilizzati nella sentenza dell’appello (gli accertamenti svolti dalla gendarmeria francese, la soluzione data al caso dalla Corte parigina e le intercettazioni effettuate nel carcere di Potenza) costituiscono, effettivamente, un compendio indiziario più che sufficiente – scrive la Cassazione – a suffragare l’opinione che Savoia sia stato assolto dal reato di omicidio volontario, ma non che sia stata esclusa ogni sua responsabilità nel tragico evento di cui egli porta, invece, un carico di responsabilità”. I supremi giudici rilevano che i colleghi milanesi sono partiti “dalla constatazione, non smentita dalla difesa, che all’isola di Cavallo furono esplosi, nel corso di un tafferuglio o litigio cui partecipò il Savoia, colpi di pistola e di fucile, uno dei quali raggiunse Dirk Hamer”.

Il verdetto prosegue dicendo che è stato “ritenuto pacifico che alcuni colpi furono esplosi dal Savoia, il quale fu condannato, in conseguenza, per detenzione e porto abusivo di una carabina”. I giudici francesi, si ricorda, hanno escluso “l’atto volontario” ma non è chiaro se l’assoluzione è riferita all’omicidio volontario o anche a quello colposo e il Savoia “si è ben guardato dal produrre” in causa “la sentenza dell’autorità giudiziaria francese e si è ben guardato dal confortare la sua tesi dell’estraneità al fatto, presentandosi a dibattimento e testimoniando sotto giuramento”. Dalle intercettazioni di Vallettopoli nel carcere di Potenza – inchiesta del 2006 nella quale Vittorio Emanuele venne arrestato e poi assolto – emerge che il Savoia “confessò di aver sparato più di un colpo di fucile e che uno di essi raggiunse Dirk Hamer, dopo aver attraversato la carena dell’imbarcazione su cui si trovava il malcapitato, oltre a vantarsi di aver ‘fregatoo’ i francesi”. Praticamente, l’aspirante re, nell’intercettazione “rese una confessione, dopo aver mostrato di conoscere esattamente la dinamica” della vicenda.

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