La “partecipazione dell’Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia costiera libica approvata il 2 agosto dalla Camera dei Deputati è ipocrita e drammaticaE renderà complici governo e Parlamento italiani su ciò che accadrà ai migranti respinti.

Ipocrita quando nella risoluzione approvata si è voluto precisare che il governo italiano si impegnerà “affinché la gestione dei migranti, senza distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici, da parte delle autorità libiche avvenga nel rispetto degli standard di diritto umanitario internazionale”.

Ma chi ci crede? Come fa il governo italiano a impegnarsi perché in Libia i migranti siano trattati “umanamente” quando non riesce a far rispettare questo precetto qui da noi?

Due esempi su tutti.

L’ex base missilistica di Cona (Ve) è utilizzata in Italia impropriamente come Centro di Prima accoglienza. Secondo vari reportage e inchieste della magistratura, la struttura è sovraffollata all’inverosimile con 1.400 presenti al posto dei 540 autorizzati, priva di servizi igienici e assistenziali sufficienti, dell’acqua calda e del riscaldamento. A seguito di questa situazione gli stessi migranti, a gennaio scorso, si sono giustamente ribellati.

“La quinta notte rinchiuso qui dentro ho già visto i gangster nigeriani entrare nel Cara a prelevare le ragazzine da far prostituire. I cani randagi urinare sulle scarpe degli ospiti messe all’aria ad asciugare. E perfino i trafficanti afghani offrire viaggi nei camion per l’Inghilterra“. Le parole sono quelle del giornalista di inchiesta Fabrizio Gatti che per l’Espresso, nel settembre 2016, ha vissuto una settimana da finto rifugiato nel Ghetto di Stato, cioè il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Borgo Mezzanone, Foggia. Gatti, in questo suo famoso reportage, descrive un luogo in mano alle bande di nigeriani, afghani e la mafia del caporalato per la raccolta di pomodori.

Ma per i politici che hanno proposto e votato la risoluzione di ieri, noi dovremmo chiedere che i Centri di accoglienza libici, dove noi ributteremo i rifugiati beccati dalle nostre navi in mare, siano migliori dei nostri centri a Cona e Foggia. Per non parlare del Cara di Mineo, oppure del Centro di accoglienza di Benevento o di Isola Capo Rizzuto, tutti gestiti da persone che hanno a che fare con la politica (molti addirittura con il Nuovo Centrodestra, il partito di Angelino Alfano, attuale ministro degli Esteri).

Ma la risoluzione votata ieri diventa dannatamente drammatica quando impone, di fatto, a donne, bambini e uomini, dopo aver attraversato il deserto, essere scampati alla violenza, al rischio di stupro, vendita di organi, botte, di essere bloccati dalle navi italiane e libiche per essere rispediti proprio all’interno degli stessi centri di detenzione libici dai quali sono scappati, magari per subire nuovamente le terribili pratiche segnalate da molti rapporti internazionali e da un reportage del Washington Post: “La Libia, il punto di partenza principale per i migranti che cercano di raggiungere l’Europa, è oggi la sede di un commercio fiorente di esseri umani. Incapaci di pagare le cifre esorbitanti dei trafficanti o raggirati dai trafficanti, i disperati della terra sono ridotti in schiavitù, torturati o costretti alla prostituzione”, si legge nel lungo racconto scritto dal corrispondente dal Cairo Sudarsan Raghavan.

Ecco perché la risoluzione approvata dalle Camere non solo è ipocrita e drammatica, ma renderà complice il governo italiano degli orrori che si perpetreranno sulla pelle dei migranti, come ha affermato il vicedirettore di Amnesty International, Gauri Van Gulik: “Facilitare l’intercettamento e il ritorno in Libia di migranti e rifugiati significherà destinarli ai centri di detenzione del paese dove quasi certamente saranno esposti al rischio di subire torture, stupri e anche di essere uccisi. Il voto di oggi [ieri, per chi legge, nda] potrebbe rendere le autorità italiane complici di questo orrore”.

La politica ultimamente cerca solo di spostare i problemi, anziché risolverli, ma non servirà. “Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti“.

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