“La risposta che ci è stata data la settimana scorsa dalla Camera è una presa in giro nei confronti degli italiani”. Parola del presidente Inps, Tito Boeri, che torna all’attacco sui vitalizi dei parlamentari. L’economista, che lo scorso anno aveva sottolineato come quegli assegni valgano circa il doppio rispetto a quanto giustificato dai contributi versati, aveva lamentato il fatto che gli uffici di presidenza di palazzo Madama e Montecitorio non rendono pubblici i dati sui contributi versati per i parlamentari. L’ufficio stampa della Camera aveva risposto che “questo dato è sempre stato pubblico ed è agevolmente ricavabile dal bilancio interno della Camera stessa”.

Problema: sul sito della Camera viene pubblicato “il totale dei contributi versati, ma non è questa l’informazione necessaria”, ha spiegato Boeri a margine di un’audizione al Senato. Mmanca “il dato di dettaglio, l’estratto conto contributivo individuale”. “E’ un regalo all’anti-parlamentarismo”, ha detto Boeri, perché senza queste informazioni “non è possibile valutare l’impatto delle misure” sui vitalizi, come la legge Richetti, su cui peraltro martedì il Senato ha bocciato la proposta dell’M5s di votare con procedura di urgenza. Di qui l’accusa di “prendere in giro” gli italiani, i cui contributi versati sono invece noti. “Il rifiuto di dare i dati” impedisce “valutazioni serie e approfondite”, necessarie “all’Inps e alla Ragioneria” per mettere a punto “le relazioni tecniche” sui provvedimenti in materia.

A stretto giro i questori della Camera  Stefano Dambruoso, Gregorio Fontana e Paolo Fontanelli hanno replicato sostenendo che “la Camera dei deputati non è mai stata destinataria di alcuna richiesta formale di questi dati e l’Ente da Lei presieduto non ha competenza istituzionale a conoscere nel dettaglio le singole posizioni contributive dei deputati in carica e di quelli cessati dal mandato”. Questo perché “i trattamenti previdenziali relativi ai deputati cessati dal mandato sono erogati esclusivamente dalla Camera dei deputati a carico del bilancio di quest’ultima” e “nessuna prestazione viene erogata a carico dell’Inps né da alcuna altra istituzione pubblica”. Inoltre “le disposizioni che disciplinano i trattamenti medesimi sono dettate dalla normativa, deliberata dall’Ufficio di Presidenza e la relativa applicazione è di competenza dell’Amministrazione della Camera dei deputati; la proposta di legge recentemente approvata dalla Camera in tema di abolizione di vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento non attribuisce alcuna competenza all’Inps”. Come dire: l’Inps non c’entra nulla. Boeri non ha titolo per parlare.

Il presidente Inps ha poi smentito, definendola “fake news“, la notizia secondo cui “ad un lavoratore migrante che arriva in Italia basta chiedere il ricongiungimento familiare con un parente con più di 65 anni e 7 mesi di età perché quest’ultimo possa godere di un assegno sociale appena arrivato in Italia”. “Non è così. Per poter percepire questa prestazione sono necessari almeno 10 anni continuativi di residenza nel nostro Paese. Bisogna evitare che questa notizia falsa trovi ulteriore diffusione e crei allarme”, ha aggiunto.

Boeri ha commentato anche l’ipotesi del riscatto gratuito della laurea definendola una proposta “condivisibile dal punto di vista dello spirito”, perché “si guarda alle nuove generazioni”, ma spiegando che “sarebbe più efficace utilizzare tutte le risorse disponibili per misure di decontribuzione ovvero di defiscalizzazione dei contributi versati dai giovani, in modo da facilitare il loro ingresso nel mercato del lavoro”. Inoltre, se il beneficio va solo ai Millennials “si rischia di creare disparità di trattamento” con, per esempio, “i nati negli anni Settanta che giustamente rivendicherebbero l’accesso” a un beneficio “molto consistente”.

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