Andrea Mazzillo resta in sella. L’uomo dei conti della Giunta capitolina è stato confermato al suo posto dalla sindaca Virginia Raggi, all’indomani di una lunga riunione notturna, il cui esito positivo è stato confermato da un’intervista del quotidiano Avvenire allo stesso assessore al Bilancio. Nel colloquio con il giornale cattolico, Mazzillo è riuscito in parte a stemperare i toni delle critiche innescate dalle altre sue dichiarazioni arrivate durante il week-end, ribadendo poi la sua “stima e fiducia” nei confronti della prima cittadina. “Con la sindaca – ha spiegato in mattinata – abbiamo avuto un chiarimento utile e franco. D’altra parte, quello tra me e Virginia Raggi è un rapporto di stima consolidato. Ora è tempo di mettere da parte ogni polemica e continuare a lavorare concretamente per Roma”, dichiarazioni ufficiali arrivate dopo la notizia della conferma trapelata dal Campidoglio. Ovviamente, l’unica delega rimasta a Mazzillo è quella, pesante, del Bilancio, mentre quelle a Patrimonio e Politiche Abitative saranno affidate a una donna esterna al Campidoglio, probabilmente una dirigente Ater.

LE CRITICHE, POI IL PASSO INDIETRO – In realtà, nella serata di ieri l’ex tesoriere della campagna elettorale di Virginia Raggi sembrava già con un piede fuori dal Campidoglio, specie dopo la nota stampa inviata alle agenzie fuori dal circuito della comunicazione capitolina, in cui l’assessore affermava di aver appreso “da una chat” (probabilmente quella di Giunta) di essere stato di fatto sostituito nelle deleghe a Patrimonio e Politiche Abitative senza essere stato consultato. L’ennesima uscita incontrollata dopo le indiscrezioni virgolettate su La Repubblica di venerdì, l’intervista al Sole 24Ore di domenica e quella al Messaggero di lunedì, dove in sostanza criticava sia la gestione della partita relativa ad Atac e alle altre aziende partecipate, sia le nomine a esse collegate, lamentando che il suo “parere” non fosse preso in considerazione nonostante sia lui ad occuparsi del bilancio del Campidoglio, su cui si riflettono le vicissitudini delle aziende capitoline. “Non ho fatto critiche a Virginia – ha provato a chiarire nell’intervista all’Avvenire – ho solo lanciato un forte richiamo per farle comprendere che il supporto finanziario è un mezzo fondamentale per garantire l’azione politica sua e dell’intera giunta”.

L’ACCORDO IN EXTREMIS EVITA L’ESONERO – In questi giorni, Virginia Raggi aveva provato più volte a “salvare” Mazzillo, con cui lavora dal 2012 e che ha difeso sin dall’inizio rispetto alle diffidenze sul suo passato di militante della Margherita. Prima con un aut-aut (“da adesso basta, chi critica e’ fuori”) poi, togliendogli le deleghe a Patrimonio e Politiche Sociali – passaggio già previsto, in verità – provando a mediare con il M5S nazionale che lo voleva già fuori alla prima uscita “infelice”. Anche ieri, i segnali che arrivavano da Milano sembravano tendenti a confermare la sua uscita. Nonostante tutto, Virginia e i suoi sono riusciti a salvare capra e cavoli, evitando il licenziamento del terzo assessore al Bilancio in un anno – con tanto di polemiche e veleni al seguito – isolarlo quanto basta per renderlo innocuo e tenere calmi sia i vertici nazionale che la base lombardiana. “Mazzillo continuerà a lavorare – ha spiegato il deputato M5S Danilo Toninelli – il Pd a Roma ha fatto danni immani che non si possono risolvere in poco tempo”.

PRECEDENZA ALLA PARTITA ATAC – Al netto dei movimenti politici, la preoccupazione maggiore di Mazzillo riguarda il futuro di Atac. L’assessore teme che un concordato preventivo, ipotizzato dall’ex dg Bruno Rota prima delle sue dimissioni – possa annullare il credito di 500 milioni vantato dal Campidoglio nei confronti della municipalizzata – a cui in realtà corrispondono altri 500 milioni di debiti – e mettere disordine nei già problematici conti capitolini. Nei prossimi giorni il nuovo presidente e ad Paolo Simioni deciderà se intraprendere la strada del concordato, ipotizzata anche da Luigi Di Maio, oppure proseguire con quella tracciata fin qui dalla giunta Raggi, ovvero “risanamento graduale” e “nuovo piano industriale”.

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