“Prenotate per il prossimo anno”. Questo è quello che si è sentito dire qualche settimana fa un gruppo di studenti iraniani, circa una trentina, dal Consolato italiano a Teheran. La denuncia arriva direttamente dagli studenti che sostengono di essere in regola con i documenti senza però essere riusciti a fissare il famoso “appuntamento” con il Consolato, l’incontro cioè che permette di ottenere il visto per andare in Italia.

Questi ragazzi, in procinto di iscriversi ad alcune università italiane, raccontano di aver provato a prendere un appuntamento ma che sul sito del Consolato, sempre rigorosamente bloccato, le prenotazioni risultano al completo. Hanno scritto mille volte all’indirizzo e-mail riservato agli studenti (studi.teheran@esteri.it), ottenendo sempre una risposta automatica: la casella è piena.

Tenaci, fiduciosi e con grande coraggio, questi ragazzi hanno manifestato davanti al Consolato italiano lo scorso 25 luglio, ma nessuno ha accolto le loro richieste. Anzi, la protesta è stata anche bloccata dalla polizia locale. Pochi giorni fa hanno scritto al Ministero dell’Istruzione iraniano nella speranza di qualche cambiamento. Questi giovani sono già in possesso delle lettere di ammissione a varie università italiane, ma senza il visto non possono effettuare la pre-iscrizione. Dopo e-mail, telefonate e visite presso il Consolato, l’unica cosa che si sono sentiti dire è stata “riprovate il prossimo anno“.

La storia dei visti al Consolato di Teheran si perde nella notte dei tempi, le lamentele da parte degli iraniani sono diventate così assordanti che un mese fa è stata creata una petizione online su Change.org, che è stata poi inviata al Ministero degli Esteri iraniano. Nella petizione si accusa il Consolato italiano di Teheran di vendere gli appuntamenti per i visti alle agenzie di viaggio o ad altri intermediari. L’Ambasciata ha sempre negato il proprio ruolo in questa vicenda ma, nella nota diffusa, conferma che queste pratiche avvengano anche se sono attribuite a “soggetti totalmente estranei“.

Dopo questa petizione e la diffusione della notizia sui vari social network, il Ministero degli Esteri iraniano ha replicato dichiarando che è illegale vendere i visti attraverso le agenzie o attraverso qualunque forma di pagamento diversa da quella diplomatica.

La vicenda di questi giovani iraniani, però, è ancora più complicata e triste. Sono ragazzi ai quali la vita sta dando una grande opportunità, quella di poter studiare in un paese diverso dall’Iran. Un paese, la loro patria, che oggi si trova ancora a metà fra tradizione e modernismo, in cui una parte della popolazione è ancora legata alle ideologie rivoluzionarie di Khomeini ma un’altra parte consistente questo paese vorrebbe cambiarlo.

In molti auspicano quella tanto desiderata libertà che certamente non possiamo qui dire regni sovrana. Nelle lettere di ammissione all’università di questi giovani studenti, c’è molto di più di un corso di studi, c’è la possibilità di una vita diversa, fatta di sacrifici, di addii, di ritorni ma soprattutto di grandi soddisfazioni. C’è un futuro diverso che li attende e non possiamo permettere che sia un visto negato a spegnere questi sogni.

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