A poco più di due mesi dal commissariamento di 200 supermercati, 14 arresti con il coinvolgimento di società di vigilanza presenti anche nel palazzo di Giustizia di Milano, arriva la seconda puntata dell’operazione “Security” e nuova tornata di misure cautelari nell’ambito dell’operazione della Dda di Milano. Sette persone, accusate a vario titolo di indebita compensazione di debiti erariali con crediti tributari fittizi ed emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti, con l’aggravante di aver utilizzato il metodo mafioso, sono state arrestate dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese e della Squadra Mobile della Questura di Milano. L’ordinanza è stata emessa dal gip del di Milano su richiesta dai magistrati della Dda Ilda Boccassini e Paolo Storari. Gli arresti fanno seguito ad altri del 15 maggio scorso. Sono stati fatti approfondimenti su contatti che alcuni degli indagati avevano con un gruppo criminale di persone di origini pugliesi, da anni radicato in provincia di Milano.

Luigi Alecci, Emanuele Micelotta e Giacomo Politi, già coinvolti nell’inchiesta, avevano rapporti con il gruppo che faceva capo al pluripregiudicato cerignolese Antonio Saracino. Saracino, grazie al commercialista foggiano Ruggiero Massimo Curci e altri tre (Luigi Sorrenti, Antonino Catania e Giuseppe D’Alessandro) liquidavano delle cooperative, in modo da non pagare i debiti erariali e previdenziali compensandoli con crediti fittizi e solo figurativi, mai, quindi maturati davvero.

Quattro le società cooperative (Fast Work, Fedel. Green Coop ed Easy Job), nel settore della logistica e con sede amministrativa di fatto a Desio (Monza e Brianza) utilizzate. Il meccanismo prevedeva false fatturazioni emesse dalla cooperativa Queen Service, anch’essa riconducibile all’organizzazione criminale. Luigi Alecci risulta fare parte dell’organizzazione mafiosa dei “Laudani”. Di quasi cinque milioni l’evasione accertata e la Dda di Milano ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza per questa somma nei confronti degli indagati. Un altro decreto ha riguardato il commercialista Ruggiero Massimo Cursi, per 325mila euro, ritenuta il corrispettivo incassato dal professionista per la sua attività.I sequestri disposti dall’Autorità giudiziaria ed eseguiti nell’ambito dell’indagine “Security”, tra beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie ammontano ora a quasi 6,7 milioni di euro.

Lo scorso 15 maggio nel mirino della Procura erano finite quattro direzioni generali che gestiscono più duecento supermercati Lidl, cinque società con seicento dipendenti che si occupano della vigilanza al Palazzo di giustizia. L’ultima inchiesta della Direzione antimafia meneghina conduceva direttamente a Catania che negli anni ’80 si era conquistata i gradi di “Milano del Sud” grazie all’alta concentrazione di aziende e fabbriche. A finire proiettata sulla città del Duomo è stata l’ombra della famiglia Laudani, lo storico clan di Cosa nostra catanese.

“L’indagine – scrivevano gli investigatori della Guardia di Finanza – avviata a giugno 2015, ha consentito di accertare che la citata famiglia mafiosa dei Laudani è riuscita, attraverso una serie di società e cooperative riconducibili al cosiddetto gruppo Sigilog di Cinisello Balsamo e facenti capo a diversi imprenditori – tra i quali Luigi Alecci, Giacomo Politi, Emanuele Micelotta ed i fratelli Alessandro e Nicola Fazio, tutti collegati a Orazio Salvatore Di Mauro, organico dei Laudani – ad infiltrarsi nel tessuto economico lombardo. Alecci è la figura di riferimento del sodalizio, in grado di gestire e mediare i rapporti tra gli imprenditori con i quali è in affari, mentre i fratelli Fazio, su sollecitazione del predetto, di Politi e di Micelotta, concorrono ad inviare, per il tramite dell’affiliato Enrico Borzì, somme di denaro contante in Sicilia destinate al sostentamento economico delle famiglie dei detenuti appartenenti alla famiglia mafiosa”.

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