Se scrivo su questo giornale è perché di certo rancore verso il Movimento 5 Stelle non ne provo. Anzi, li considero da molto tempo una delle novità politiche più interessanti dello scenario italiano (anzi forse l’unica), pur con tutti gli errori. Ma è ovvio che un conto è la politica nazionale, un conto quella locale. E quando quella locale riguarda proprio casa tua, il luogo dove abiti, l’attenzione ai progetti presentati e alla loro coerenza o incoerenza, è decisamente – e direi normalmente, non vedo ipocrisia – maggiore, perché va a incidere direttamente sulla tua qualità di vita.

Ora nel quartiere Monti, un antico rione che presto non avrà più nulla di tale, vicino al Colosseo, si svolge da mesi e mesi un braccio di ferro tra ristoratori e una parte dei commercianti – che vorrebbero un’area pedonalizzata il più possibile, in modo da poter occupare le strade con tavolini e fare di Monti una zona turistica e di “movida” sulla falsariga di Trastevere – e i residenti.

Che proprio come quelli di Trastevere, sono esasperati da una deriva inarrestabile di degrado portato dal turismo – bottiglie di alcolici ovunque, strade e fontane invase, palazzi ormai fatti unicamente di b&b, ristoranti e punti vendita di alcolici e souvenir in ogni angolo –  e insieme dalla totale assenza di controllo sul territorio, tanto che liti e scontri, anche violenti, sono all’ordine del giorno.

In questo quadro allarmante si inserisce la decisione della giunta di Virgina Raggi, e in particolare della Commissione permanente mobilità, presieduta da Enrico Stefàno (persona comunque garbata e gentile) di pedonalizzare una parte del rione Monti, stravolgendone completamente la mobilità e eliminando un numero impressionante degli già scarsi parcheggi, all’insegna di una visione utopica – stile Ignazio Marino – nella quale la gente userebbe la bicicletta invece della macchina (provateci a Roma, finirete in un paio di giorni in ospedale se siete fortunati. Poi con i figli chissà come si fa), e la sera dopo cena scenderebbe in strada a ballare, invece di andare a letto perché il giorno dopo, con tutta probabilità si alza alle sei per andare al lavoro.

Il problema è che mezzo rione si è rivoltato, grazie – anche – al lavoro fatto dalla consigliera eletta in quota radicale Nathalie Naim, ai vari coordinamenti dei cittadini tra cui il Coordinamento Comitati Rione Monti, di cui è portavoce Lisa Roscioni, civico e apolitico. Ma se i residenti, che hanno firmato in massa e ora cominciano ad appendere gli striscioni ai palazzi, sono contrari, qualcosa vorrà pur dire: come mai, invece, non vengono ascoltati?

Perché il Movimento 5 Stelle, paladino della democrazia diretta, convinto di un coinvolgimento totale della società civile, continua ad andare avanti a riunioni chiuse e soprattutto, pur avendo ridimensionato in parte il progetto, si ostina a voler investire 600mila euro per una scelta politica che non porterà alcun beneficio ma solo immenso disagio a chi vi abita?

Voi direte che sto parlando con la voce della residente scocciata che protesta perché le viene tolto il parcheggio sotto casa. No. Io parlo con la voce di una persona, e giornalista, che osserva da 20 anni il cambiamento del centro storico di Roma, avviato su una strada di degrado che nulla sembra arginare. Scompaiono le botteghe storiche e compaiono al loro posto decine e decine di negoziati di alcolici, probabile copertura di altro.

Più le strade vengono liberate dalle macchine, più vengono prese d’assedio da arroganti ristoratori che talvolta hanno comportamenti quasi mafiosi, e arrivano a occupare il suo pubblico con decine di tavolini e decine di insopportabili “buttadentro”.

Ogni tanto spariscono grazie a interventi della polizia, per poi tornare subito dopo. La “turistizzazione” incontrollata ha reso il magnifico centro di Roma invivibile, perché tutto si è trasformato in un immenso baraccone teso a spillare a chi arriva quanti più soldi possibile, nella totale indifferenza verso le famiglie che ci vivono, assediate dal rumore, dallo sporco, dalla mancanza di servizi e ovviamente dell’assenza di parcheggi.

Io abito dietro il Viminale, il minstero dell’Interno, e posso raccontare ciò che vedo. Cumuli di immondizia abbandonati – ormai sono anni e nulla cambia, l’Ama non riesce a fare una raccolta differenziata che sia degna di questo nome – bottiglie abbandonate ovunque, barboni che dormono sotto casa, persone che fanno sesso sotto casa e lasciano i preservativi, gente che fa escrementi ovunque, materassi, rifiuti ingombranti e motorini gettati contro i muri.

E stiamo parlando del centro storico, a due passi dal Colosseo. Certo che la colpa è anche dei romani, e va detto di molti stranieri, ma il problema resta sempre la politica, che dovrebbe controllare il territorio, punire chi sgarra, dare la sensazione alle persone che ci vivono di essere protette, oltre che ascoltate.

Invece nulla. Certo, la Giunta Raggi sta faticosamente cercando di arginare alcuni fenomeni (ad esempio l’invasione dei bus turistici, il proliferare dei negozi di alcolici, la deriva sempre alcolica notturna) ma allora perché dà il via libera a un progetto – la pedonalizzazione di Monti – chiesto solo dai ristoratori e avversato dai residenti, letteralmente disperati?

Perché spendere 600mila euro per pedonalizzare poche strade, rendendo la circolazione impossibile, impedendo alle persone di parcheggiare (quelle stesse persone a cui Marino ha alzato il permesso per entrare in centro da poche decine di euro a quasi 1500, ndr: il Tar ha dato loro ragione, il giorno dopo è stata fatta una nuova ordinanza e nulla è cambiato) e non invece per rattoppare le strade bucate, e quindi pericolosissime specie per i motorini, per finanziare più controlli su strada, per far rispettare le regole, ovunque violate, per rendere infine il centro storico un posto più sicuro?

Perché ai bambini, agli anziani, alle famiglie di Monti, e del centro storico più in generale, vengono negati diritti essenziali? No, chi vive in centro storico non è necessariamente un privilegiato. Certo, se queste sono le condizioni del centro figuriamoci cosa accade in alcune periferie. Ma questo non rincuora chi ogni giorno deve combattere con un degrado infinito, che oltre a rendere la vita assurdamente complicata uccide anche gli occhi e il cuore.

Aggiornamento di sabato 22 luglio 2017: Cerco di rispondere qui alle tante obiezioni e critiche ricevute dai lettori e commentatori in merito a quella che loro ritengono una richiesta di avere più macchine per scorrazzare liberamente nel rione invadendolo di smog, invece che una giusta liberazione delle strade dai veicoli. È vero, tutto ciò può apparire un paradosso, ma così non è. Tutti i residenti del centro storico di Roma sognerebbero un centro alla stregua di quello di Amsterdam, Parigi, Stoccolma, Londra in buona parte liberi dai veicoli (perché, chi ci è stato lo sa le macchine comunque ci sono, solo che è talmente tutto pulito e ordinato che non le si nota), dove anche i residenti si muovano quasi esclusivamente con i mezzi. Il problema è che questo non avverrà mai a Roma, perché manca totalmente una cultura della pedonalizzazione vera. E in che cosa consiste una cultura della pedonalizzazione vera? In un piano che preveda la pedonalizzazione anche di interi rioni – ma allora intera, perché poche strade? – a patto che si facciano parcheggi di scambio nelle aree limitrofe all’isola ambientale, a patto che ci sia i mezzi pubblici e, ad esempio, piccoli bus elettrici che circolino nel rione (a Monti ce n’era uno solo e l’hanno tolto), a patto che poi le regole vengano fatte rispettare e il rione pedonalizzato non diventi una terra di nessuno, dove ristoratori – che spesso sì, pagano le mazzette ai vigili, antico problema di Roma – piazzino i loro tavolini (altro che romantici), ovunque, impedendo persino il passaggio dei passeggini e piazzando minacciosi buttadentro ovunque nelle strade, invase anche da bancarelle e ambulanti di ogni tipo.

Con la pedonalizzazione di Monti nulla di questo verrà fatto. Si tolgono parcheggi senza dare servizi aggiuntivi ai residenti né introducendo alcun mezzo pubblico, tipo navette appunto. Va ricordato che le tante decisioni di Marino finalizzate alla liberazione di Roma dalle macchine come ad esempio l’aumento della Ztl, così come l’abolizione del famoso tagliando mensile per il parcheggio a 70 euro che consentiva a tante persone un mix di mezzi e macchina che non li costringesse a viaggi della disperazione per arrivare al lavoro, sono state tutte bocciate dal Tar. Perché, si legge nelle motivazioni, non si possono abolire le auto se prima non si creano servizi alternativi o si aumentano i mezzi pubblici, altrimenti si crea solo un disagio senza fine. Infine, perché uno che abita in un rione storico deve essere per forza identificato in un “radical chic col Suv”? Il centro storico è pieno di famiglie normali, anziani, gente che ci vive da una vita e che sempre di più è costretta ad andare via. Chi ci vive vede il degrado infinito in cui sta scivolando ormai da anni, e certo che non c’entrano i Cinque stelle, cui va imputato solo la realizzazione di un progetto sbagliato che non renderà – purtroppo – Roma una città europea.

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