Soldi in contanti nel cassetto del comodino per 15mila euro. Questa la somma trovata a casa di due indagati nell’ambito delle indagini sulla ricostruzione post-sisma de L’Aquila.  Ancora nessuna certezza sulla provenienza della somma, né sull’uso a cui era destinata. Durante la perquisizione i due hanno replicato che si tratta di contanti per le spese quotidiane. A sequestrare il denaro in casa dei due funzionari dei beni culturali de L’Aquila, sono stati i carabinieri del capoluogo abruzzese il 19 luglio, nel corso di alcune perquisizioni all’interno della nuova inchiesta della procura sulle tangenti nella ricostruzione pubblica dopo il terremoto del 2009.

L’indagine ha portato a 10 arresti ai domiciliari, 5 interdizioni dal lavoro e 20 indagati a piede libero con le accuse, tra le altre, di corruzione e turbativa d’asta. Ad un funzionario Mibact sono stati trovati circa 5.500 euro, all’altro circa 8.800 euro. Per gli investigatori, il materiale è interessante. Spetterà agli indagati dimostrare la provenienza di quelle somme. Nelle intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che nei video e nelle foto scattate, sono state accertate consegne di danaro e incarichi ad amici e parenti. I mittenti erano le imprese che hanno vinto gli appalti. I destinatari erano proprio alcuni dipendenti dei beni culturali in Abruzzo. Il 20 luglio i carabinieri sono tornati a visitare gli uffici aquilani del Mibact, dopo aver già acquisito una voluminosa mole di faldoni sui 12 cantieri nella lente degli investigatori.

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