Per 13 anni è stato un’ancora di salvezza per oltre centomila invisibili. Gli immigrati, i senzatetto, i bambini e gli anziani indigenti di Tor Bella Monaca, la periferia più tormentata di Roma, che non hanno i soldi neppure per il biglietto del bus e restano intrappolati nel cono d’ombra del disagio sociale senza avere accesso alle cure. Da lunedì la porta che per loro si apriva ogni giorno, quella dell’ambulatorio di Medicina solidale di via Aspertini 520, è chiusa a chiave. Colpa della burocrazia. Per la Regione Lazio manca l’autorizzazione per svolgere le attività sanitarie “secondo quanto prevede la legge regionale 4 del 2003”.  E poco importa se al presidio lo stesso Papa Francesco, due anni fa, aveva fatto inviare mezza tonnellata di viveri. “Questa è una presa in giro – è la reazione di Francesco Russo, medico ricercatore di Tor Vergata e vice presidente della onlus  -. Noi non siamo un poliambulatorio, non facciamo chirurgia o interventi invasivi. Il servizio di Medicina solidale è un’Unità operativa semplice del Policlinico Tor Vergata inserito nell’atto aziendale dal 2008, che offre un servizio di assistenza medica di base, di pediatria e ostetricia di base, di medicina interna, diabetologia e cardiologia. Per ogni prestazione più complessa mandiamo il paziente in ospedale. L’associazione inoltre ha fatto ogni passo amministrativo necessario previsto dalla legge in tema di autorizzazioni all’esercizio sanitario facendo richiesta al Comune di Roma”. 

Ma come è possibile che il caso esploda dopo così tanti anni di attività sul territorio? “A giugno la Regione Lazio e l’Ateneo di Tor Vergata hanno siglato un nuovo protocollo di intesa volto a normare per i prossimi anni le attività del policlinico – spiega Russo insieme alla presidente della onlus Lucia Ercoli in una nota -, protocollo nel quale non vi è minimamente traccia di rapporti con il territorio di Roma est, né è citata la realtà poliennale di Medicina solidale a Tor Bella Monaca, mentre larga parte convenzionale è dedicata a strutture sanitarie, anche private, di Roma Nord. Sono già tre anni che è stata fatta al Policlinico richiesta per attivare un servizio per i migranti all’interno dell’ospedale”. Ma dalla Regione fanno sapere che il nuovo accordo “non c’entra nulla” con la richiesta dell’autorizzazione. La direttrice generale del Policlinico, Tiziana Frittelli prende le distanze dalla polemica e chiarisce il punto: “La convenzione con la onlus è terminata nel 2011. L’ambulatorio non si è mai trasformato in un’unità operativa semplice dell’ospedale, è sempre stato esterno, perché non possiamo creare degli spazi ghetto riservati solo agli stranieri. E poi una onlus non può essere finanziata con soldi pubblici. Quella convenzione, firmata quando io non ricoprivo ancora questo ruolo, era anomala. E nel nuovo atto aziendale, pronto in autunno, non è prevista. È competenza della asl l’assistenza sul territorio, non nostra. Riconosco comunque che l’ambulatorio di Medicina solidale – sottolinea Frittelli – è un patrimonio da non disperdere. Per questo oggi con la Regione stiamo cercando una soluzione, non vogliamo che l’attività si interrompa”.  

Per l’équipe di volontari la situazione resta inaccettabile. “Senza un riconoscimento ufficiale dell’ambulatorio – continua Russo – non possiamo avvalerci con la stessa facilità di prima della strumentazione dell’ospedale e dal pronto soccorso non ci segnaleranno più i casi bisognosi”. Dal 2012 la onlus campa grazie a fondi privati: “Ogni anno raccogliamo 70mila euro dalla Chiesa Valdese e da progetti di ricerca perché piano piano ci hanno tolto i finanziamenti regionali”. 

L’ambulatorio solidale di Tor Bella Monaca, con 25 medici e infermieri volontari, conta 12.500 utenti l’anno (tra questi ben 1200 bambini), di cui il 70 per cento italiani. La onlus negli anni successivi ha aperto altri cinque presidi che offrono assistenza sanitaria gratuita a circa 30mila cittadini fragili: quello a Tor Marancia, quello nel Piazzale dei Caduti della Montagnola, quello sotto il colonnato di San Pietro voluto da Papa Francesco e l’ultimo in via della Lungara. Un camper itinerante invece presta soccorso agli abitanti dei palazzi occupati. “Mi auguro che la politica trovi al più presto una soluzione. In un momento così delicato del nostro Paese in cui la povertà aumenta, andrebbero incentivati servizi così” è il commento del vescovo di Roma Sud, don Paolo Lojudice, che quando era parrocco a Tor Bella Monaca mise a disposizione dei locali della parrocchia per far partire l’ambulatorio, che lì rimase fino al 2009.

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