Nelle scorse settimane si sono verificati più casi di cronaca legati al traffico e al (non) rispetto delle regole della circolazione. La tragedia più recente, il 10 luglio, è stata quella dei due fidanzati travolti dal guidatore ubriaco di un furgone, lanciatosi in un inseguimento a seguito di un diverbio. Una ragazza di 27 anni è morta sul colpo, il compagno, di 29, è gravissimo.

Va detto – per cercare di comprendere qualcosa di più di questa terribile vicenda – che alla guida tendiamo, forse un po’ tutti, a essere più risoluti: sono in gioco il rispetto delle regole stradali, ma soprattutto la considerazione che abbiamo di noi stessi.

Essere all’interno di un mezzo ci fa sentire evidentemente più protetti e quindi più liberi di parlare, più determinati nell’esprimere anche con insulti, parolacce e gesti volgari, lo stato d’animo del momento e il personale punto di vista su chi ci sta di fronte. L’automobilecon la sua struttura solida, modifica la percezione che abbiamo di noi stessi e con questa il senso delle cose che possiamo o non possiamo permetterci con gli altri mentre siamo alla guida. La macchina protegge come un’armatura e anche la persona più mite ed educata, facendole tirare fuori la parte più prepotente di sé. Lo stesso vale su due ruote: ci si può sentire più vulnerabili, ma con il senso di potersi defilare facilmente da situazioni critiche, zigzagando nel traffico.

Se un confronto tra automobilisti avviene in un momento in cui uno o entrambi gli interlocutori sono già in tensione per altre questioni personali, le cose possono diventare difficili e si può passare velocemente dal confronto al contrasto, fino allo scontro.

Ognuno ha un modo personale di elaborare lesperienza. Lo scambio di insulti può rappresentare ed essere vissuto come una sopraffazione e sollecitare un vissuto di inferiorità, o essere interpretato come una valutazione negativa e stimolare sentimenti di inadeguatezza o di indegnità o altro. In tutti i casi se i sentimenti negativi che ne derivano vengono totalmente attribuiti all’episodio in corso e a se stessi in quel frangente, ne può risultare una brusca caduta dell’umore. Se invece viene attribuito totalmente all’esterno, nel nostro caso alla persona che ci ha tagliato la strada, rubato il parcheggio o altro, allora è probabile che emergano reazioni emotive di rabbia che, in mancanza di freni inibitori, vuoi per cause naturali (incapacità personale a contenere le emergenze emotive), vuoi per cause indotte (assunzione di alcool per esempio), si può trasformare in quello che viene chiamato “un agito”, cioè la messa in atto di un comportamento istintivo, automatico contro l’altro, che non è più visto come una persona, ma come un nemico da abbattere per riscattare l’orgoglio ferito o l’autostima minacciata e affermare la propria giustizia.

Quando cerchiamo di dare una spiegazione ai comportamenti umani sono molte le variabili che vanno considerate. Non sempre le nostre reazioni sono identiche, anzi, possono cambiare al variare del contesto e dello stato d’animo in corso.

Rimanere in contatto con noi stessi, cercare di collegare puntualmente gli stati d’animo agli eventi che li hanno stimolati e farne un’attribuzione ragionevole, cioè cercare di distribuire colpe e responsabilità in modo equilibrato tra noi e gli altri, ci può proteggere da comportamenti impulsivi. Processare le informazioni, elaborare le reazioni emotive di volta in volta è un modo per non lasciarsi dentro emozioni “in sospeso” che, in quanto tali, possono più facilmente creare quell’emergenza emotiva improvvisa e inaspettata, difficile da gestire che “arma” comportamenti irrecuperabili.

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