Qualche giorno fa un’amica mi ha detto: “Ti ricordi il tuo post dell’anno scorso sull’estate delle mamme italiane? Ecco io sono alla frutta già adesso”.
Era l’inizio di luglio e sapevo esattamente come si sentiva la mia amica. Anche in Riviera si stavano raggiungendo temperature incandescenti, i muratori mi demolivano una parete di pietra e sassi a suon di martello pneumatico, due dei miei figli avevano una febbriciattola insulsa e un mio cliente era svenuto per il caldo mentre eravamo su un sentiero il giorno prima…

Che fare per sopravvivere a un’altra estate italiana?

Realistica accettazione del momento. Piuttosto che avere illusioni improbabili che finiscono per alimentare una frustrazione latente, meglio ricalibrare le aspettative e i tempi di percorrenza. Ciò non vuol dire rassegnarsi al proprio destino, piuttosto accettare di fare tutto nel doppio del tempo, come essere sulla Cisa per il ponte del due giugno.

Orecchie da mercante. Mantenersi immune alle lamentele, alle competizioni, al pianto, ai litigi, alle richieste di quell’esercito creato con le nostre mani. Mentre tutto fuori impazza, immaginare di essere come Sophie Marceau nel Tempo delle mele e accendere nelle cuffiette un pezzo di Enya. O degli Slayer, se preferite.

Send an SOS to the world. Quando l’eruzione è vicina mandare un messaggio forte e chiaro al mondo. Gridare aiuto in ogni forma, a chiunque. Alla suocera, anche se si impunta di coprire bene la bambina prima di metterla sullo scooter. E nonostante ci siano trenta gradi all’ombra. Alla vicina, anche se gli farà mangiare dodici caramelle toffee e trentasette coccodrilli gommosi fingendo che fosse solo una mentina. Alla baby sitter adolescente, che mentre i figli si scannano sul bagnasciuga messaggia su WhatsApp con le amiche.
Ma soprattutto all’altra metà del cielo, anche se la sua visione della pulizia, del nutrimento o del divertimento è diversa dalla vostra. Arraffate tutto l’appoggio che arriva, e senza dire altro filatevela, chiudendovi bene la porta alla spalle

Riparametrare i doveri casalinghi. Se a un certo punto della giornata vi ritrovate davanti a cinque fornelli che bruciano con un cucchiaio di legno in mano, fate un passo indietro, inspirate una vampata di aria calda e appiccicaticcia e riprendete coscienza. Spegnete tutto e preparate quattro piadine, che non hanno mai fatto male a nessuno. E poi lo sanno tutti, in Romagna la gente è più allegra.
Io rivaluterei seriamente anche il concetto di pulizia dilatando di molto i tempi; tanto non state mica partecipando a Room Raiders su Mtv.

Bevi che ti passa. Con l’accortezza di non diventare proprio come Bree Van De Kamp di Desperate Housewives, fate vostro l’adagio di quei vecchi ubriaconi americani: “devono pur essere le cinque del pomeriggio da qualche parte”. Cheers!

In ogni caso, con tutti i mezzi, buttarla sul ridere, pescare la comicità nella follia, il senso cosmico nel caos, abbracciare questa fiera circense, ignorare che la gente le chiami “vacanze” e soprattutto ricordarsi che quando tutto ridiventerà quiete (e la quiete, dopo la tempesta arriva sempre) gli alberi cominceranno di nuovo a perdere le foglie.

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