“Dobbiamo aiutarli a casa loro”. Frase giusta. Chi emigra per povertà o perché a casa sua c’è la guerra quasi sicuramente, in condizioni normali, non l’avrebbe fatto. Lo stesso ragionamento vale per le decine di migliaia di sardi (centinaia di migliaia di italiani) che ogni anno abbandonano la loro terra per emigrare, spesso per un lavoro mal pagato ed una vita difficile.

Secondo la Caritas Sardegna oggi sono 300.000 le persone formalmente residenti in Sardegna, ma in realtà all’estero per lavoro (su 1,6 milioni di abitanti). Sempre secondo la Caritas, è estremamente sottovalutato il fenomeno dei suicidi di giovani sardi all’estero, che sarebbe consistente ed in netto aumento.

Siamo sulla stessa barca, verrebbe da dire agli africani che arrivano in Sardegna, o via Algeria o con continui arrivi di navi nel porto di Cagliari. Anche perché anche loro cercano di abbandonare la Sardegna appena possono. Perché li portano qua? Ma il problema non sta là. Aiutarli a casa loro significa sterminare donne e bambini in Yemen? Significa bombardare la Libia (do you remember 2011?) e distruggere la Siria (che oggi sta riconquistando la propria sovranità)?

In Sardegna c’è una fabbrica di bombe che sta aumentando a dismisura la propria capacità produttiva ed il proprio export. E’ la Rwm Italia, la quale fornisce l’Arabia Saudita, la quale a sua volta bombarda lo Yemen da molti anni. “L’Onu ha […] accusato la monarchia degli Al Saud di 119 violazioni del diritto internazionale nello Yemen, dove da due anni imperversa una guerra che per le Nazioni unite ha già causato la morte di circa 10 mila civili“.

Un bel modo di aiutarli a casa loro. Non contenti, è in programma un ampliamento dello stabilimento di Iglesias-Domunovas, dove si fabbricano le bombe italiane Rwm, con la spendita di 15-20 milioni nel 2017 e altrettanti nel 2018.

Secondo il centro di ricerche legato al presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, nel 2016 la Sardegna ha esportato circa 60 milioni di euro di armi e munizioni, e solamente 120 milioni di euro di prodotti lattiero-caseari, prodotto di punta della nostra economia. O vogliamo far diventare le bombe il prodotto di punto della nostra economia? Il nostro Pigliaru non ha mai detto una parola sulla fabbrica di bombe. La vuole o non la vuole? E’ un modo per aiutarli a casa loro? Prima la Sardegna promuove il dialogo “euro-mediterraneo” con progetti più o meno efficaci e scambi culturali, e poi diamo loro le armi per ammazzarsi? O meglio, diamo loro le armi affinché il forte ammazzi i civili deboli?

Oggi, 13 luglio, il consiglio comunale di Iglesias si riunirà, in seduta pubblica e aperta, per discutere della proposta di riconversione della fabbrica. Il 17 luglio è prevista una discussione di una mozione, in parlamento, sul tema. Il Pd, e i sindacati, così tanto attivi nel Sulcis, non hanno nulla da dire? Neanche un posto di lavoro deve essere perso, e subito si pianifichi la riconversione della fabbrica. O pensiamo che ogni produzione vada bene?

Il segretario del Pd Matteo Renzi ha ragione quando scrive che bisogna aiutarli a casa loro. Ma bisogna farlo per davvero. Altrimenti si dicono buffonate. La si smetta con il neo-colonialismo economico e con le guerre, e si ragioni sull’utilità della Nato. E sulla fabbrica di bombe, troverà il tempo per un tweet?

Articolo Precedente

Stress alla guida, perché diventiamo violenti al volante?

next
Articolo Successivo

Se a Corsaro non piace Fiano può scegliersi altri ebrei belli per il Parlamento

next